alpini del territorio bolognese romagnolo

il Caporale di artiglieria alpina Arfelli Dante : scrittore, benefattore, docente scolastico....

di Giuseppe Martelli

pubblicato 1° maggio 2020


Le ricerche non finiscono mai di stupire. Nel rileggere e catalogare gli ormai 7.000 ruoli matricolari che ho raccolto in archivio emergono continuamente conferme di notizie di tanti nostri soci, ma anche inedite storie e personaggi ormai dimenticati con il passare delle generazioni, che vanno ad arricchire inaspettatatemnte la nostra storia "alpina", come questa......


Dante Arfelli nasce a Bertinoro, Forlì, il 5 marzo 1921 di Lorenzo e Maria Giunchi, poi trasferito a Cesenatico, Forlì, dove il padre è stato assunto come guardia municipale, ed è residente in via Squero 8. Dopo le scuole elementari frequenta il Liceo Classico a Rimini, dove ha come compagno di studi ed amico un certo Federco Fellini (poi divenuto il famoso regista cinematografico n.d.r.), quindi si iscrive all'Università di Bologna.

Chiamato dal distretto militare alla visita di leva il 20 settembre 1940, viene indicato studente al 1° anno nella Facoltà di Lettere e Filosofia all'Università di Bologna con obbligo di frequentare il corso allievi ufficiali. Il 20 gennaio 1941, pur frequentando il 2° anno all'Università, rinuncia ad ulteriore rinvio e si arruola volontario quale proveniente dal Guf (gioventù universitaria fascista) ed è assegnato al 3° Rgt. Art. Alpina in Gorizia.


il suo ruolo matricolare rintracciato

Il 20 marzo viene inviato alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo ad Aosta per il corso preparatorio di allievo ufficiale di complemento. Promosso Caporale il 16 aprile, insorgono purtroppo problemi di salute che non gli consentono di completare il corso e la promozione a Sergente.

Il 16 giugno, con i gradi effettivi di Caporale, rientra quindi al 3° Rgt. Art. Alpina in Gorizia. Il 6 dicembre viene trasferito al gruppo "Val d'Adige" del 4° Gruppo Alpini "Valle" ed il 15 dicembre parte per il Montenegro. L'11 gennaio 1942 viene ricoverato per malattia all'ospedale da campo n° 175 dove gli viene diagnosticato un ingrossamento della milza. Il 23 marzo è inviato in breve licenza per gli esami universitari quindi rientra al reparto in Montenegro. L'11 aprile rientra nuovamente in Italia per malattia ed è ricoverato all'ospedale militare di Vignola, Modena, quindi inviato in licenza di convalescenza. Purtroppo la malattia si aggrava e fra ricoveri e licenze di convalesenza non rientrerà più al reparto a Gorizia. Il 5 agosto viene trasferito in forza al 5° Rgt. Art. Alpina gruppo "Lanzo" in Strigno. L'ultimo ricovero è presso l'ospedale militare di Merano, dove lo colgono gli avvenimenti politici legati all'8 settembre 1943. Considerato in licenza di convalescenza fino al 9 novembre 1944, quindi in licenza straordinaria senza assegni, viene collocato in congedo illimitato il 10 maggio 1946.


al porto canale di Cesenatico

Dismessa la divisa e riposto il cappello alpino riprende gli studi laureandosi nel 1946. L'anno successivo fonda una scuola media a Cesenatico, inizialmente privata poi gestita dal comune, della quale ne è docente e preside. Nel 1948 si dimette per un anno quindi si trasferisce e insegna in un collegio a Rovigo.

Durante questo periodo trascorso a Rovigo completa il suo primo romanzo dal titolo I superflui e all'inizio del 1949 lo presenta al premio Venezia (antenato del Premio Campiello) e lo vince, diventando uno dei più clamorosi casi letterari dell'Italia del dopoguerra. Apprezzato in Italia e tradotto in più lingue, diventa anche un best seller negli Stati Uniti, vendendo oltre 800˙000 copie. Entra così a far parte dei principali circoli letterari italiani e frequenta i maggiori scrittori e poeti del tempo. Per questo si reca spesso a Roma dove ritrova l'amico di liceo Federico Fellini che da qualche anno scrive sceneggiature. Nel 1951 pubblica un secondo romanzo dal titolo La quinta generazione che viene assai apprezzato pur non eguagliando il successo dell'opera prima.

Nel 1956 diventa docente di ruolo all'istituto Tecnico Industriale a Forlì, l'anno dopo ottiene il trasferimento in quello di Cesena, per passare, dopo altri tre anni, all'Istituto Tecnico Commerciale nella stessa città. In quegli anni abbandona le intense frequentazioni letterarie avviandosi a un deliberato bisogno di raccoglimento interiore.

Continua comunque a scrivere, ma ancora evita di pubblicare, non interessato al successo e l'approvazione generale. Nella seconda metà degli anni Sessanta, mentre tutte le scuole sono agitate dai fermenti sessantottini, pur avendo sempre mantenuto rapporti cordiali con alunni e colleghi, si apparta sempre più. Approfittando dell'opportunità di pensionamento anticipato riservata a chi è stato combattente, lascia definitivamente l'insegnamento, scegliendo la solitudine.

Dopo vent'anni di silenzio letterario, nel 1975 pubblica Quando c'era la pineta, una raccolta di ventisei racconti già usciti fra il 1949 e il 1954 in quotidiani e riviste. Nel 1985 inizia a manifestarsi un profondo e irreversibile stato depressivo. Deceduta la moglie e bisognoso di assistenza, si trasferisce a Ravenna dove risiede la figlia Fiorangela. Nel 1992 gli viene riconosciuto il vitalizio per la sua significativa presenza letteraria. Il suo lungo periodo di silenzio si interrompe solo nel 1993, quando lo scrittore accetta di dare alle stampe il suo ultimo libro dal titolo Ahimè, povero me, una raccolta come un diario delle sue giornate nella casa di riposo di Marina di Ravenna dove vive nei suoi pensieri e ricordi.

Muore nella casa di riposo il 9 dicembre 1995.

A Cesenatico gli è stata intitolata la Scuola Media Statale (oggi Istituto Secondario di 1° Grado), da lui fondata come Scuola Media nel 1947.
A Cesena a lui gli è stata intitolata una via.