i cappellani militari alpini bolognesi romagnoli

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 15 gennaio 2005

PIFFERI don Antonio

Tenente Cappellano militare
12° Gruppo (Gruppo “Como”) 3° Reggimento Artiglieria da Montagna

Pifferi Antonio era nato il 15 giugno 1888 in una numerosa famiglia di contadini nella frazione di Posseggio del Comune di Fontanelice, paese dell’Appennino tosco-romagnolo in Provincia di Bologna. Rimasto orfano della mamma all’età di sette anni, viene adottato dal benestante zio Luigi Sabbatani residente nel vicino paese di Tossignano, che lo educa come un figlio. Rinunciando ad un agiato futuro per vocazione alla vita religiosa, entra giovanissimo nel seminario diocesano di Imola ed il 20 settembre 1913 viene ordinato sacerdote dal Vescovo Mons. Paolino Trebbioli. Con l’incarico di cappellano coadiutore, inizia il suo sacerdozio nella piccola Parrocchia dei Santi Stefano e Martino della frazione Costa nel Comune di Riolo Terme, dove si dedica con molto zelo al suo ministero. Con la mobilitazione generale e l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915 si arruola volontario ed inviato, come ministro di culto, alla 6ª compagnia di Sanità di Bologna. Dopo il prescritto periodo di “addestramento” è assegnato in servizio quale aiuto cappellano in un non precisato ospedale da campo “in zona di guerra” (Friuli).

“santino” dedicato alla figura del Cappellano
Militare, pubblicato nel corso della guerra
1915-18.

 

Nel maggio 1916 riceve la nomina a Tenente Cappellano militare ed assegnato in servizio al 12° Gruppo (Gruppo “Como”) del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna.

Con i suoi artiglieri ed in mezzo ai suoi artiglieri, come scriverà il suo comandante ai famigliari, “lo vidi in mezzo al pericolo, sempre sereno e tranquillo, col sorriso del giusto, che sapendo di compiere il proprio dovere sfida anche la morte..” vive i successivi mesi della guerra in alta montagna. Monte Cristallo, Monte Forame, Monte Sief, Cima Col di Lana, Col Bricon, è la dura vita che affronta e che piano piano ne minano il fisico non certo avvezzo a quelle avversità del clima e ai patimenti ai quali non si sottrae pur di essere costantemente presente in linea per l’adempimento del proprio dovere di soldato e sacerdote. Solo nel settembre 1918, quando il Gruppo è dislocato sul Piave, accetta “per ordine militare” l’avvicendamento per gravi motivi di salute ed è trasferito in servizio all’ospedale da campo n° 176.

Aggravatosi e resosi conto delle sue condizioni di salute e della morte vicina, come indicato nell’epigrafe, ne aveva parlato con la calma dei giusti e con la fortezza con cui l’aveva tante volte sfidata nel fervore della mischia.

 

Il 26 settembre 1918 muore all’ospedale da campo n° 176.

 

La bara con la salma giunge il 10 ottobre a Tossignano, su richiesta dello zio Luigi, dove si svolgono le solenni esequie di trigesima, quindi viene tumulato nel piccolo cimitero della frazione di Posseggio, dove era nato.