Fra
tutti i reduci della guerra, sono senza dubbio gli alpini quelli che
più vivo e cordiale mantengono lo spirito di fraterna solidarietà
nato e cementato nelle aspre vicende belliche.
E’
un merito che va loro riconosciuto senza riserve e che torna ad altissimo
onore delle fiamme verdi!
Ne
abbiamo avuto una conferma nella simpaticissima riunione che ha avuto
luogo domenica 16 dicembre nella nostra città e che ha dato occasione
agli scarponi di Bologna e di Romagna di rinnovare il patto di devozione
alla Patria, celebrando in una forma ben diversa da quelle delle stereotipe
cerimonie di ogni giorno, la memoria sacra degli alpini caduti della
nostra Provincia.
La
consegna del gagliardetto, offerto agli alpini da un gruppo di gentili
signore, ha avuto luogo nella mattina, in una sala dell’Archiginnasio,
alla presenza di numerose rappresentanze venute anche da altre città
d’Italia e delle famiglie di alpini caduti in guerra. Fra gli intervenuti
abbiamo notato: il colonnello Rossi in rappresentanza di S.E. il generale
Sani, la signora Ida Ovilio per l’Associazione “Donne dei Combattenti”,
le signore Torchi, Bordoli, Carpi e Andreini per l’Associazione Madri
e Vedove dei Caduti, il cap. Casoni per l’Associazione dei Combattenti,
l’on. Loero, le signore Zanichelli, Berti, Jacchia, Coli, Rossi, Barzaghi,
Bassi, Berti Ceroni, Genesini, Stagni, Sinigaglia, Manaresi, Vita,
Melloni e molte altre.
Numerosissimi
gli ex alpini bolognesi, in borghese con cappello alpino e fra questi
il cap. Seracchioli presidente della locale Sezione, l’avv. Cap. Claudio
Sinigaglia, l’on. Dino Grandi, l’on. Manaresi, il Dott. Roversi, assessore
anziano del comune, il Pretore avv. Musso, il Dott. Palmieri, il Dott.
Bognetti, l’avv. Berti, l’avv. Jacchia, il rag. Barzaghi, l’avv. Righini,
ecc. ecc. La Sezione Alpini di Vicenza era rappresentata dal Presidente
avv. Teso, dal vice presidente cap. Montagna e da vari altri soci.
Rappresentate erano anche le Sezioni di Belluno, di Gorizia, di Parma
e di Torino. La Sede Centrale aveva aderito telegraficamente. Dopo
un breve ringraziamento ai convenuti, pronunciato dal Presidente della
Sezione, la Madre dell’Eroico Caduto sottotenente Sala, decorato di
medaglia d’oro, ha presentato il gagliardetto all’alfiere con queste
semplici e commoventi parole:
“Alpini
di Bologna e di Romagna! Con vivissimo orgoglio e con commozione profonda
vi porgo il gagliardetto della vostra Sezione. Avete voluto che l’offerta
vi fosse recata dalla mamma di un vostro compagno caduto per sentir
consacrata, in questo semplice rito, l’intima comunione di spirito
che vi lega ai fratelli morti per l’ideale di Patria.
Accettatelo
dunque in nome dei compagni che, con la vita, suggellarono il diritto
di libertà e di grandezza dell’Italia; in nome di tutte le mamme che,
nel loro strazio insanabile, ad essa offrirono il più sacro tributo
d’amore.
V’accompagni
esso sempre, nella diuturna fatica delle opere della pace, simbolo
di immutabile virtù alpina e di rinnovato fecondo lavoro”.
Terminati
gli applausi che hanno salutato le nobili espressioni della signora
Sala, ha preso la parola Paolo Monelli, il quale ha rievocato con
molta verve la vita di guerra degli alpini, sfrondandola di
ogni contorno retorico e svelando l’anima buona e semplice dei nostri
scarponi, che vanno alteri di essere “i muli del governo”.
Non
è possibile riassumere il discorso brillantissimo di Monelli; diciamo
soltanto che egli non poteva meglio assolvere il compito che si era
assunto di parlare da alpino agli alpini, lasciando da parte i vieti
luoghi comuni, dicendo delle verità che di solito nessuno ha il coraggio
di dire, e andando diritto al cuore.
La
fine del suo dire, che è una rinnovata promessa di fedele devozione
alla Patria, è salutata da un applauso entusiastico.
Terminata
la cerimonia dell’Archiginnasio, gli alpini sono usciti in massa cantando
i loro inni e prendendo d’assalto le numerose automobili pronte per
trasportarli a Paderno, dove – fra la più schietta allegria – hanno
consumato il rancio speciale per loro apprestato col sacrificio
di due magnifici esemplari di razza suina e di un discreto numero
di damigiane.
Per
una buona ora e mezza la celebre trattoria di Noè ha risuonato delle
nostre belle canzoni di montagna, cantate in coro da alpini bolognesi,
romagnoli, parmensi, vicentini e piemontesi.
Poco
dopo la fine del rancio speciale sono giunti a Paderno i giovani del
Corso Premilitare Alpino: e con essi tutti i convenuti, non esclusa
una speciale corvéé per il vino, sono saliti alla vetta di Monte Paderno
dove ha avuto luogo la consegna del gagliardetto alle giovani reclute
scarpone.
Nello
sfondo suggestivo delle nostre belle colline, illuminate dal sole
occiduo e davanti al plotone militarmente schierato agli ordini del
benemerito istruttore tenente Pincella, la signorina Boiardi con appropriate
parole, ha consegnato all’alfiere dei premilitari il verde stendardo:
e a lei ha fatto seguito il dottor Roversi, già ufficiale medico alpino
in guerra, spiegando ai giovani l’alto significato della cerimonia
e incitandoli a perseverare con costanza nell’amore della Patria e
della montagna che li accomuna agli anziani combattenti, a nome dei
quali si disse lieto di parlare.
Replicati
scroscianti applausi hanno salutato la chiusa dell’ispirato discorso
dell’amico Roversi, indi i partecipanti al convegno ed i premilitari
sono scesi di nuovo a Paterno e di qui, in camions, sono ritornati
in città.
Alle
18 tutti gli alpini si sono ritrovati alla Sede del Club Alpino, la
cui Sezione locale ha voluto con squisito sentimento di fratellanza,
offrire un vermouth d’onore.
Alla
sera, fra nuovi canti e in mezzo al più vivo entusiasmo gli alpini
– nuovamente riuniti al Teatro della Casa del Soldato – hanno assistito
alla rappresentazione della splendida film “La guerra sull’Adamello”,
rievocazione storica della guerra d’alta montagna.
Da
ultimo, al Restaurant delle Due Torri, la tradizionale bicchierata
di addio ha segnato la fine del riuscitissimo convegno, lasciando
in tutti il desiderio che sifatte manifestazioni abbiano a ripetersi
spesso per dare agli alpini della nostra regione più frequenti occasioni
di rivivere insieme le ore liete del tempo passato e di rinsaldare
sempre più fra di loro l’antico vincolo di fraternità scarpona, che
gli amici Vicentini, stati fraternamente accompagnati alla stazione
con mezzi di soccorso molto opportuni in quel momento, hanno per primi,
apprezzato in tutto il suo valore.