soci illustri della Sezione bolognese romagnola

Il Generale di Corpo d'Armata Federico Moro

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° settembre 2018
aggiornato 1° gennaio 2019


Ogni tanto, raffinando con l'esperienza le ricerche storiche, apro il nostro giornale L'ALPINO cercando, se mi sono sfuggiti, nomi che oggi riconosco e che hanno dato lustro alla storia della Ssezione bolognese romagnola. Fra questi ho scoperto che
la prestigiosa figura del "montagnino" Generale di Corpo d'Armata Federico Moro ha risieduto per molti anni a Bologna, che è stato a tutti gli effetti cittadino bolognese, poi socio nei primi anni '50 del secondo dopoguerra. Oggi quindi, ricollochiamo anche questa bella figura nella storia della Sezione, ritenendo così di onorarne la degna memoria e quella dell'elenco dei soci illustri.

 

Fra il 1897 ed il 1898 arriva a Bologna in servizio all'ospedale militare, il nuovo Capitano Medico in s.p.e. Luigi Moro (che poi raggiungerà il grado di Colonnello medico), con la moglie Ida Lazzaroni e i figli Carolina (1), Gino (2) e Federico.


qui Colonnello

Federico nasce a Palmanova, Udine, il 14 novembre 1894, arriva a Bologna giovanissimo e qui frequenta le scuole elementari, quindi il liceo classico al Collegio Militare di Roma, come il fratello maggiore. Essendo residente a Bologna è iscritto al nostro Distretto Militare, dove ho rintracciato il suo Ruolo Matricolare, nel quale sono indicate oltre alle caratteristiche fisiche, gli inizi della prestigiosa carriera militare.


il suo ruolo matricolare rintracciato.



Attratto come il padre dalla vita militare, al compimento del diciottesimo anno, il 1° ottobre 1912 entra nell'Accademia Militare di Torino come "soldato volontario in detto ascritto di 1ª categoria ammesso al 1° anno di corso". Conclusi brillantemente gli studi "col godimento dell'intera pensione gratuita per titoli", il 2 agosto 1914 è promosso Sottotenente d'Artiglieria alla Scuola d'applicazione d'Artiglieria e Genio di Torino con anzianità del 4 gennaio 1914 e dal 2 agosto è comandato al 1° Regg. d'Artiglieria da Montagna. Inizia così la prestigiosa carriera.

Con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915, già promosso Tenente, entra nel conflitto assegnato al Gruppo "Aosta" del 1° Rgt. Art. da Montagna, e già si dinstingue nei combattimenti del 16 aprile 1916 a Case Rosi (Roncegno, Val Sugana) meritando e decorato di Medaglia d'Argento con la seguente motivazione "Attaccato da nemici che da vicino minacciano i suoi pezzi da 65 mm., raccolti a sé gli artiglieri e una pattuglia di Guardia di Finanza, li conduceva alla baionetta, catturando alla fine 20 soldati e un ufficiale". Assunto il comando della 5ª batteria da montagna, pochi mesi dopo, il 2 settembre nei combattimenti sul Monte Cauriol si guadagna una seconda Medaglia d'Argento così motivata "Sotto fuoco violento dell'avversario, riusciva a mettere in posizione un cannone a 200 metri di distanza dal nemico, concorerendo col suo ardito atto a infliggergli gravissime perdite". Promosso Capitano per meriti di guerra dal 17 gennaio 1917, lascia la specialità da Montagna per assumere il comando di un Gruppo dell'8° Raggruppamento Bombarde e nella battaglia che si svolge dal 17 al 20 agosto 1917 sul fronte carsico del San Marco - Panowitzer (Gorizia), per le non comuni doti di comandante e stratega dimostrate, gli viene conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, con la seguente motivazione "Comandante di un gruppo di bombarde, messo alle dipendenze di un comando di brigata, durante un’azione intensissima di guerra, durata alcuni giorni, dava l’opera sua instancabile, impiegando con intelligenza e perizia le batterie ai suoi ordini e cooperando di propria iniziativa a facilitare l’avanzata alle truppe laterali. Dimostrava altissimo senso del dovere e coraggio non comune, e mercé l’opera sua, le fanterie poterono conquistare due munite posizioni nemiche che assicurarono il dominio di una valle sottostante". San Marco - Panowitzer, 17-20 agosto 1917.

Conclusa la guerra è inviato in missione di un anno in Libia e rimpatriato nel 1920, rienta nell'Art. da Montagna al 1° e poi al 2° da Montagna, quindi lascia di nuovo la "penna" perchè destinato al 29° Rgt. Art. da Campagna poi all'8° Rgt. Art. Pesante Campale. Con la promozione a Maggiore nel 1927, viene inviato al corso per ufficiali superiori, presso la Scuola Centrale d’Artiglieria a Nettuno, Roma, per rimettere nuovamente "la penna" quando rientra in servizio al 2° e nel biennio 1935-1936 al 4° Rgt. Artiglieria Alpina (dal 1934 la specialità lascia il termine da Montagna per assumere quello di Alpina n.d.r.). Ten. Colonnello nel 1936, è in forza al 3° Rgt. Art. Alpina quindi all’Ispettorato delle Truppe Alpine a Roma.

a) Nel 1928, durante la permanenza a Roma, conosce e sposa Ilda Vignanelli e l'anno successivo 1929 nasce la primogenita Ida.

Nel 1939 promosso Colonnello, dal 1° ottobre gli viene affidato il comando del 2° Rgt. Art. Alpina della Divisione Tridentina. Con l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940, col Reggimento viene schierato sul fronte occidentale (fronte francese n.d.r.), quindi sempre al comando del 2° Rgt. Art. Alpina dal gennaio 1941 partecipa alle operazioni di guerra sul fronte greco-albanese.
Con decreto del 2 aprile 1941 gli viene conferita l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.

Rimpatriato, è nviato nel luglio 1942 sul fronte russo sempre al Comando del 2° Rgt. Art. Alpina. Nel dicembre 1942 lascia il 2° Art. per assumere il comando del 3° Rgt. Art. Alpina della Divisione Julia, ed ancora una volta dimostra tutte le sue doti di superbo ufficiale e comandante, meritando la terza Medaglia d'Argento con la seguente motivazione "Comandante di un reggimento di artiglieria alpina in ambiente climaterico di estremo disagio e su posizioni disagiate, con rara perizia ed indomito valore, sempre presente dove maggiore era il pericolo infrangeva reiterati attacchi, protrattisi per più giorni di tre divisioni di fanteria nemica, appoggiate da numerose artiglierie e carri armati, causando al nemico perdite ingenti. Durante un aspro e difficile ripiegamento, reso grave dall'asprissimo clima, dava nuovamente prova di particolare valore, energia e spirito di sacrificio" - Medio Don - Schebekino (Russia) 16 dicembre 1942 - 31 gennaio 1943.

Rientrato in Italia con i pochi superstiti del suo Reggimento, dopo un breve ma necessario periodo di "riposo", nell'aprile 1943 lascia il comando del 3° Rgt. Art. Alpina perchè nel luglio, promosso Generale di Brigata, lascia nuovamente la "penna" in quanto destinato in servizio presso il Comando del XXX Corpo d’Armata in Sardegna.

Con lo sbandamento generale dell'Esercito a seguito degli eventi legati all'8 settembre 1943 e la caduta del fascismo, mantiene il giuramento come ufficiale di fedeltà al Re e nel gennaio 1944 è in Puglia in servizio presso il Comando del 41° Corpo d’Armata. Con la rinascita nel marzo 1944 del nuovo Esercito Italiano e del Corpo Italiano di Liberazione (a livello organico di Corpo d'Armata n.d.r.), poi sciolto per dare vita a sei Divisioni che assumono la denominazione di “Gruppi di Combattimento”, aderisce prontamente e gli viene affidato il comando Artiglieria del Corpo Italiano di Liberazione. Anche in questi dolorosi frangenti esprime il proprio valore di soldato, di tenace e valoroso combattente, meritanto una seconda onorificenza di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, così motivata : “Comandante l’Artiglieria del Corpo Italiano di Liberazione, durante tre mesi di campagna dura ed incalzante, organizzava e manovrava il fuoco dei suoi gruppi, con grande perizia tecnica, con eccellente intuito e matura esperienza tattica, con saldissimo cuore di vecchio combattente, sprezzante di ogni rischio e disagio. Con l’apporto di un fuoco sempre vigile, aderente, flessibile e sapientemente dosato, sopperiva in modo brillante alla scarsezza e inadeguatezza dei mezzi, e malgrado difficoltà serissime, assicurava costantemente una robusta ossatura al generoso slancio dei fanti in offensiva e in difensiva, offrendo un personale contributo di decisiva importanza per il successo delle forze italiane operanti". Fronte Adriatico, giugno-settembre 1944.

 


promosso Generale

Con la conclusione della guerra il 25 aprile 1945, gli viene poi affidato il Comando Artiglieria del Territorio di Bolzano quindi il comando della Divisione di Fanteria “Friuli” a Firenze (comando superiore al grado ma in attesa di promozione n.d.r.).

Promosso Generale di Divisione nel 1951 arriva a Bologna per assumere il comando della Divisione di Fanteria “Trieste” ricostituita il 1° giugno 1950.


la notizia che compare su L'ALPINO di aprile 1952

Prende subito contatti con la Sezione e la "sua Bologna", dove ha vissuto l'adolescenza e la prima spensierata gioventù, e si iscrive come un "normale socio". Qui ritrova i "vecchi artiglieri alpini" della Grecia e della Russia e non manca di onorare con la sua presenza le varie cerimonie o attività associative. Infatti su L'ALPINO di aprile 1952, la sezione da notizia che il socio gen. Federico Moro è stato promosso generale di Divisione (con anzianità di grado dal 1951 n.d.r.).

Dopo il biennio di comando, nel novembre 1952 lascia Bologna per Roma ed è Ispettore dell’Artiglieria. Promosso Generale di Corpo d'Armata, rimette "la penna" in quanto dal 31 luglio 1954 assume il prestigioso incarico di Comandante del 4° Corpo d'Armata Alpino che mantiene fino al 30 settembre 1956.

Nel maggio 1955 era stato insignito dell'Onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica, per le particolari benemerenze acquisite nel corso della sua brillante carriera.

Lascia quindi definitivamente i Comandi militari "attivi" per assumere importanti incarichi speciali al Ministero della Difesa fra i quali quello di Presidente della Commissione Centrale d’Avanzamento. Per raggiunti limiti di età è iscritto d'ufficio nella forza in congedo del Ministero della Difesa.

 

a) Dismessa la divisa mantiene la residenza a Roma dove muore il 27 dicembre 1963 ed è sepolto, per volontà testamentarie nel cimitero di (3) Civitavecchia con una semplice lapide dove sono incise le parole :
Gen. C.A. Federico Moro
Sapiente padre e valoroso soldato
i figli Ida Carla Luigi Francesco
e i fratelli con infinito amore.

 

a) In data 10 dicembre 2018, mi ha scritto il pronipote Alessio Roccanelli, che sentitamente ringrazio, fornendomi nuove ed inedite notizie famigliari che vanno a completare questo ricordo biografico.


(1) Carolina Moro, nata a Palmanova, Udine, nel 1890, poi residente a Bologna, laureata all'Universita nel 1914 in Scienze Matematiche, fisiche e naturali, poi nel 1928 una seconda laurea in Farmacia.
(2)
Gino Moro, nato a Palmanova, Udine, nel 1892 poi residente a Bologna dove frequenta le scuole elementari, poi il liceo classico al Collegio Militare di Roma, quindi ritorna a Bologna per frequentare l'Università dove si laurea in Medicina e Chirurgia il 4 luglio 1919. Ufficiale medico di fanteria nella Grande Guerra, congedato Tenente nel 1919, inizia la carriera medica presso l'ospedale civile di Forlì. Nel 1924 è già primario al vicino ospedale di Bertinoro, quindi nel 1933 passa all'ospedale di Riccione dove rimane fino al 1963, anno in cui va in pensione, rimanendo residente e cittadino di Riccione dove muore il 15 agosto 1972 e dove è sepolto. Nel luglio 2013, riconoscenti al "loro dottore" per la dedizione e grande umanità espressa verso i suoi "pazienti riccionesi", gli è stata intitolata la rotonda antistante l'ospedale.
(3) A Civitavecchia era nata nel 1897 la moglia Ilda Vignanelli.