SEZIONE
BOLOGNESE ROMAGNOLA – LA CELEBRAZIONE DEL CINQUANTENARIO DEGLI
ALPINI A BOLOGNA.
Anche
la Sezione Bolognese Romagnola ha commemorato, come annunciammo,
domenica 11 febbraio, il nostro cinquantenario.
La
cerimonia, alla quale era stato invitato come oratore ufficiale
Padre Giulio Bevilacqua ebbe luogo alle 16 nel Teatro della
Casa del Soldato di Bologna con l’intervento delle Autorità
civili e militari, dell’Arcivescovo Mons. Nasalli Rocca e della
Associazione Madri e Vedove dei caduti intervenuta col proprio
vessillo; l’ampia sala era poi gremita di un folto ed eletto
auditorio e delle rappresentanze di tutti i corpi del presidio.
Dopo
brevi ed elevate parole del Presidente Seracchioli che ringraziò
le autorità tutte intervenute e disse il significato della cerimonia,
il consocio On. Manaresi deputato di Bologna, con accento commosso
ricordò i 235 alpini bolognesi caduti in guerra e presentò Padre
Bevilacqua. E’ inutile tentare qui di riassumere il discorso
perché non vi riusciremmo; esso è stato un’analisi profonda
e completa dell’anima alpina in ogni sua parte e nel contempo
la migliore celebrazione del sacrificio e del valore dei nostri
compagni di guerra.
Sempre
profondo e sereno, rievocando talora ricordi personali ed aneddoti
prettamente scarponi, Bevilacqua seguito con grande interesse
e spesso con viva commozione dall’attentissimo uditorio, ha
mostrato gli inestimabili pregi, talvolta apparentemente fra
di loro contradditori, dell’<anima azzurra> (come egli
volle definirla) dell’alpino, cercandone i fautori nella disciplinata
forza che le dà la vita rude dell’Alpe, nel senso mistico e
squisitamente religioso che le impone la contemplazione delle
altezze e della natura.
Sempre
vivace nella forma dell’improvvisazione e sempre elevato per
la profondità dei concetti, dopo avere ricordata l’opera beneficamente
patriottica dell’ANA chiuse, fra entusiastiche acclamazioni,
con un’alata invocazione a perseguire il bene della Patria nel
ricordo dei caduti gloriosi. Cessati gli insistenti applausi,
S.E. il Generale Sani, Comandante del Corpo d’Armata, con felici
parole pose fine alla commemorazione ringraziando l’oratore
e compiacendosi della cerimonia di cui volle fosse portata eco
anche al Comando che aveva inviato in rappresentanza un suo
ufficiale, ed al 7° ed 8° Alpini da questi dipendenti.
Lasciato
il teatro al canto degli inni, gli Alpini traversarono in colonna
la città con in testa un artistico …trofeo composto da un aquilotto…
impagliato, di un paio di ski, racchette, ecc., e si trasferirono
alla locale sezione del CAI ove fu loro gentilmente offerto
un vermouth, e di qui più tardi, sempre assieme a Padre Bevilacqua
ed a Serassi, rappresentante la Sede dell’Associazione, alla
“Corona d’oro” ove era allestito il <rancio speciale>
che, come si può pensare, venne assai gustato ed innaffiato
da copiose libazioni attinte specialmente ad una damigiana (dono
dei giovani del corso pre-militare alpino) che troneggiava al
centro delle tavole.
Poiché
i cantori erano ormai bene affiatati si passò ancora al centrale
Caffè S. Pietro ove l’orchestrina accompagnò il canto che forse
svegliò qualche annoiato viveur, dell’inno degli sciatori, vivamente
gustato dalla folla che gremiva il locale.
E
da ultimo una corsa alla stazione a salutare e ringraziare Bevilacqua
per l’indimenticabile suo discorso e poi, a casa ove ognuno
dormì, crediamo, il sonno del giusto, sognando future riunioni
altrettanto simpatiche quanto questa prima manifestazione della
Sezione. |