storia del territorio bolognese romagnolo

La medaglia d'argento al valor militare Tenente Renato Parisano: alpino riminese...nato a Napoli...

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 23 settembre 2006



Nel rileggere la storia alpina a tutto campo, nella quale si ritrovano costantemente fatti e curiosità legate al territorio bolognese romagnolo che meritano di essere ricollocate nella nostra memoria, è emersa questa eroica figura di alpino che possiamo considerare con orgoglio romagnolo, come egli stesso si professava, quando i corrispondenti di guerra gli chiedevano note affrettate sui campi di battaglia dopo aspri combattimenti, ed egli senza esitazione si dichiarava di Rimini.



Renato Parisano nasce a Napoli il 2 giugno 1896 da Luigi, di San Severo di Puglie e da Guglielma Campana, romagnola di Rimini. Il padre, capomusica della Regia Marina, aveva conosciuto la futura moglie nel periodo in cui era in servizio presso la capitaneria della città romagnola. Per la sua professione di militare, tra un lungo imbarco e l'altro, è comandato in varie capitanerie e questo costringe la famiglia a trasferimenti da una città all'altra, ma comunque la moglie ed il piccolo Renato, vivono massimamente a Rimini nella casa della famiglia materna. Forse anche per questo il suo accento ed il dialetto erano quello tipico della Romagna. Frequenta le scuole elementari alla Maddalena, dove i genitori si erano trasferiti pochi mesi dopo la sua nascita, inizia il Ginnasio a Taranto, lo prosegue al La Spezia e lo conclude a Rimini. Nonostante queste interruzioni e spostamenti da una scuola all'altra, ottiene una lodevole licenza d'onore che lo esonera dalle tasse di iscrizione al Liceo di Cesena. Conseguita la maturità liceale, si iscrive nel 1913 all'Università di Bologna nella facoltà di farmacia per passsare poi nel 1915 alla facoltà di medicina e chirurgia alla quale viene iscritto d'ufficio al 3° anno. In questo periodo in Europa si assiste al dilagare della guerra e per le sue ferme convinzioni non esita ad entrare subito nelle formazioni dei giovani universitari interventisti. Con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915, per tre volte presenta domanda di arruolamento volontario e per altrettante volte, essendo ancora minorenne, viene dissuaso dalla madre e convinto a portare pazienza ed attendere la regolare chiamata alle armi della sua classe prevista per il mese di novembre. Ovviamente rinuncia ai benefici dei quali potrebbe avvalersi quale studente di medicina ed essere così assegnato alla Sanità per chiedere con insistenza l'assegnazione ad arma combattente. La commissione militare tenendo conto della sua prestanza fisica lo assegna in primo momento ai Granatieri quindi, in considerazione del titolo di studio, è dopo pochi giorni nominato Sottotenente della milizia territoriale.

 


Mensa ufficiali sul Cauriol. Il primo a destra è Parisano.
A sinistra, con l'orologio al polso, è Manaresi. (fotografia
tratta dal libro di Angelo Manaresi - Ricordi di guerra -
ristampa a cura di Roberto Mezzacasa per la
NORDPRESS, maggio 2000)

Come ufficiale non esita a chiedere immediatamente di essere assegnato agli Alpini e nel Natale 1915 gli giunge la conferma della destinazione: 7° reggimento alpini, battaglione "Feltre" in Feltre, e qui indossa orgogliosamente le fiamme verdi. Dopo un primo periodio di addestramento per "testare" le sue qualità di alpino e di ufficiale, viene destinato all'istruzione delle reclute, incarico al quale si dedica con impegno ed entusiasmo, conscio dell'importante dovere al quale è chiamato. Nelle varie lettere inviate ai famigliari emerge la consapevolezza che da lui dipende l'istruzione e la formazione di bravi soldati o meglio bravi alpini, pur conservando nel cuore ed esprimendolo solo ai superiori, il desiderio irrefrenabile di raggiungere al più presto possibile il battaglione già impegnato in durissimi combattimenti.
Finalmente nell'agosto 1916 viene accontentato. Con l'incarico di comandante di plotone è assegnato alla 64ª compagnia del battaglione "Feltre" impegnato in quel periodo nella conquista del Monte Cauriol, ed ha finalmente il tanto sognato battesimo del fuoco. Nella stessa compagnia ritrova il bolognese sottotenente Angelo Manaresi (1). Il 28 agosto trascorre in cima al Cauriol la sua prima notte di guerra. Partecipa poi ai successivi combattimenti di Busa Alta, del Gardinal, sullo Spinoncia, ecc.

In licenza a Rimini nell'aprile 1916
a conclusione del corso castrense.


Nel gennaio 1917 quale studente di medicina, viene inviato o meglio comandato anche contro la sua volontà a Padova al corso castrense (2) per ottenere la successiva nomina ad ufficiale medico. Il 29 aprile, concluso il corso e con la promozione a Tenente, rientra al battaglione "Feltre" dispiegato ancora a difesa del Monte Cauriol, però assegnato non più alla sua compagnia ma al comando battaglione con l'incarico di aiutante ufficiale medico del battaglione. Con i tragici eventi della rotta di Caporetto, ai primi di novembre del 1917 il "Feltre" lascia al Cauriol per attestarsi sul massiccio del Monte Grappa dove è dispiegato in un primo momento sul fronte Col dell'Orso-Monte Tomba, per sbarrare la strada al nemico ed impedire l'accesso alla Val Calcino. In considerazione della gravità della situazione e dei suoi sentimenti patriottici, chiede ed ottiene di lasciare l'incarico di ufficiale medico del battaglione per assumere nuovamente il comando di un plotone della 64ª compagnia. Il 20 novembre al suo plotone viene ordinato l'attacco alla quota 1185 occupata dal nemico. Il magnifico ufficiale, come si legge nelle note, animando con l'esempio i suoi uomini, riesce a riconquistare la quota. Per l'ardito ed efficace suo comportamento ed il risultato conseguito, viene decorato di medaglia di bronzo al valor militare. Con il continuo evolversi del fronte, il "Feltre" viene successivamente dislocato fra Monte Tas ed il Valderoa. Il mattino del 13 dicembre 1917 dopo un durissimo bombardamento il nemico attacca in forze ed una parte della trincea è in pericolo di essere sopraffatta. Il tenente Parisano accorre volontariamente con il suo plotone e dieci casse di bombe a mano ed inizia una strenua difesa lanciandole sugli assalitori. Nonostante le forti perdite il nemico continua ad avanzare ed allora, ancora con un gesto di esempio ai suoi uomini, balza in piedi sulla trincea per meglio dirigere il lancio.
Dopo pochi minuti le bombe sono esaurite.

La copertina de - La Domenica
del Corriere - 30 dicembre 1917

dedicata all'eroico gesto di Parisano
.


D'istinto si china quindi a raccogliere i sassi della trincea e li lancia con tutta la sua forza sugli attaccanti, ma una fucilata quasi a bruciapelo lo colpisce alla testa uccidendolo. L'attacco però è respinto anche grazie al suo valoroso gesto e sacrificio. Nella notte una squadra dei suoi alpini tenta invano di recuperarne il corpo ma deve desistere per i precisi tiri di sbarramento. Purtroppo il corpo non sarà più ritrovato e questo moltiplicherà il grande dolore dei famigliari.
Alla sua memoria è decretata la medaglia d'argento al valor militare così motivata:
" Renato Parisano, da Rimini, Tenente del 7° Regg. Alpini - Sotto il violento bombardamento nemico, con i pochi uomini rimasti del proprio plotone, si slanciava con mirabile ardimento sul nemico attaccante ed, esaurite le bombe di cui disponeva, e avuto rotto il proprio moschetto, continuava con impareggiabile tenacia ad affrontare l'avversario, lanciando sassi, stando in piedi sulle macerie della trincea, finchè cadde, colpito a morte "
Cima Valderoa, 13 dicembre 1917


Con cerimonia solenne del 9 gennaio 1918, l'Università di Bologna gli conferisce la laurea "honoris causa" procramandolo dottore in Medicina e Chirurgia.

Per onorarne la memoria, viene pubblicato nel maggio 1919 a cura dei famigliari, un libro commemorativo così intitolato: Renato Parisano, sacrò se stesso alla patria - alla gloria e noi a eterno pianto a eterno orgoglio, i genitori, il fratello.




La dedica autografa della madre nella quale si legge:
Per la biblioteca Gambalunghina di Rimini,
affinchè rimanga perenne nel tempo la memoria
e il sacrificio del figliolo adorato la Madre
Guglielma Campana

Altre iniziative per onorare questo "eroico figlio di Romagna"....

 

 

Per l'erigendo Monumento ai caduti, fra il 1922 (posa della prima pietra) ed il 1926 (inaugurazione alla presenza del Re), per iniziativa del Comitato riminese per la realizzazione del Monumento ai Caduti in Guerra, viene stampata questa cartolina ricordo raffigurante alcuni caduti riminesi che rappresentano tutte le Armi e Corpi, nella quale vi è, a rappresentare gli alpini, Renato Parisano. Fotografia tratta da ARIMINUM.

Anche il Comando del Btg. Alpini "Feltre" ne onora la memoria e per realizzare una medaglia commemorativa delle eroiche gesta sostenute dal Battaglione nella Grande Guerra, sceglie come simbolo di eroismo Renato Parisano, nell'atto immortalato dall'illustratore Achille Beltrame nella iconografica prima pagina del giornale La Domenica del Corriere del 30 dicembre 1917-8 gennaio 1918. Fotografia tratta da ARIMINUM.

 

 

 

 


Anche il Comune di Rimini, diversi anni dopo, con delibera del 6 novembre 1934, onorerà questo "eroico figlio di Romagna" intitolandogli una via. La mamma poi, il 13 dicembre 1937, come per ricambiare l'attenzione del Comune verso il figlio caduto in guerra, dona alla biblioteca "Gambalunga" di Rimini copia del libro edito nel 1919 con una toccante dedica. Questa copia è ancora oggi ben conservata e consultabile.



(1) Il Sottotenente Angelo Manaresi, bolognese, che ritroveremo poi Presidente Nazionale dell'Ass. Naz. Alpini dal 1928 al 1943 è già ricordato in questo sito. ( apri pagina biografica Angelo Manaresi )
(2) Per esigenze contingenti al periodo e la necessità di reperire nel più breve tempo possibile ufficiali medici, al corso Castrense erano inviati gli studenti di medicina. Si svolgeva presso l'Università di Padova con una durata di quattro mesi ed al termine del corso gli allievi erano nominati ufficiali medici anche se non erano ancora laureati in Medicina come era previsto all'inizio della guerra.
note: La "riscoperta" di questo eroico ufficiale alpino va meritatamente attribuita all'amico e principale collaboratore, il Dott. Mario Gallotta di Ferrara, che ha messo a disposizione anche importanti documenti dai quali, una volta consultati, è stato possibile tracciare con dovizia di dati biografici.