residenti illustri nel territorio bolognese romagnolo

L'insigne storico, scrittore, professore universitario, Capitano Piero Pieri

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° giugno 2018

Nel rileggere la storia alpina a tutto campo, nella quale si ritrovano costantemente fatti e curiosità legate al territorio bolognese romagnolo che meritano di essere ricollocate nella nostra memoria, è emersa questa notizia-curiosità del suo trascorso bolognese.

Su L'ALPINO del 20 luglio - 5 agosto 1924 nella Rubrica Alpinifici... (matrimoni dei soci) viene data notizia che a Bologna si è sposato il Prof. Piero Pieri, già notissimo nel'ambito alpino anche perchè è fra i principali collaboratori del giornale L'ALPINO dove pubblica interessanti articoli storici e quindi "merita di essere citato".

 

Ma andiamo con ordine :


Col di Cortina d'Ampezzo marzo 1916, al centro Pieri
(fotografia tratta dal catalogo della mostra organizzata dalla
Biblioteca Naz. Universitaria di Torino, giugno-luglio 1916)

Piero Pieri nasce il 20 agosto 1893 a Sondrio. Attratto apparentemente dalla vita militare, nel settembre 1912 entra all'Accademia Militare di Modena che lascia dopo solo una settimana e si iscrive per gli studi superiori alla Scuola Normale di Pisa.

Nel maggio 1915, con la mobilitazione per l'ingresso in guerra dell'Italia, viene chiamato alle armi e dopo il corso allievi ufficiali con la nomina a Sottotenente è assegnato al 7° Rgt. Alpini Btg. "Belluno" comandante di un plotone della 77ª compagnia. Nel biennio 1915-1916 partecipa alle operazioni sul fronte dolomitico nel settore Tofana di Rozes e nelll'azione dell'11 luglio 1916 pur ferito ad un ginocchio si prodiga per portare in salvo un suo alpino, anche lui ferito e gli viene concessa la Medaglia di Bronzo così motivata : "In ripetute circostanze, dava belle prove di ardimento, compiendo sotto il fuoco nemico, ricognizioni e dirigendo lavori in luoghi alpinisticamente molto difficili e pericolosi. Nell'azione per la presa del Castelletto, tentava un pericolosissimo passaggio per recarsi a dominare la posizione nemica, ma ferito gravemente ad un ginocchio, doveva abbandonare l'impresa, e ridiscendendo per scale di corda, riusciva a portare in salvo anche un alpino ferito". Castelletto-Tofana 1ª, 11 luglio 1916.

Inviato prima all'ospedale poi in licenza di convalescenza, rientra nel 1917 con la promozione a Capitano comandante di una compagnia mitraglieri. Coinvolto nei tragici avvenimenti sul fronte di Caporetto e la conseguente ritirata del 24 ottobre 1917, attardato nel ripiegamento rimane prigioniero con tutta la sua compagnia. Internato in un primo tempo a Sigmundsherberg poi nel campo di Aschash nei pressi di Linz dal quale fallito un tentativo di fuga viene trasferito per punizione nel campo di Komarom in Ungheria. Con la conclusione della guerra, rientra in Italia nel febbraio 1919 ed è congedato "con onore".

Promosso nel concorso per l’insegnamento sostenuto alla fine del 1919, per i primi tre anni (1920-1922) ha incarichi di supplenza in diverse scuole e Licei di Firenze, poi arriva a Bologna e nel luglio del 1924 (ne da notizia L'ALPINO) si sposa con la professoressa Maria Isotta Bortolotti, molto probabilmente conosciuta nell'ambito "scolastico", nata a Roma ma residente a Bologna, dove si era laureata all'Università il 6 luglio 1918 nella Facoltà di Lettere ed insegnante di storia nei Licei bolognesi. A ottobre però lascia Bologna in quanto ha ottenuto "finalmente" una cattedra di storia al Liceo di Napoli dove rimane fino all'ottobre del 1935. A Napoli nascono i due figli Enrico e Silvio. Quindi nuovo trasferimento, in quanto gli è stata assegnata la cattedra di storia all'Università di Messina dove rimane fino al 1939. Dal 1° giugno 1940 un'ultimo trasferimento, questa volta in Piemonte, dove ha ottenuto la cattedra di storia nell'Università di Torino. Nell'ateneo torinese svolge il suo magistero, dal 1940 sino al 1963, nella doppia cattedra di storia moderna e di storia romana.


Dichiaratamente antifascista e questo gli aveva creato molti problemi nell'ambito scolastico non ottenendo prestigiose cattedre alle quali aspirava, ma comunque non rinuncia al suo pensiero. Anche dall'ambito alpino si allontana quando "sente" che il regime vuole imporre il proprio pensiero nell'Associazione ed in particolare sulla stampa (L'ALPINO), infatti del 30 novembre 1927 compare il suo ultimo articolo di prima pagina. (riprodotto a fianco).
Quasi come premonizione, l'anno successivo nel giugno 1928 viene imposto all'Ass. Naz. Alpini un "Commissario straordinario" poi dal maggio 1929 nominato da Mussolini presidente nazionale (comandante), nella persona del bolognese **Angelo Manaresi, ed inizia così la "militarizzazione" dell'Ass. Naz. Alpini.

Con l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940 opera clandestinamente nelle fila del Partito d'Azione piemontese e, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, entra nella Resistenza torinese. Arrestato dai fascisti agli inizi del 1945 con la moglie e i figli, viene processato dal Tribunale speciale e tutti incarcerati con l’accusa di «associazione sovversiva e detenzione abusiva d’armi». Con la liberazione di Torino, il 24 aprile viene rilasciata prima la moglie ed il 27 "il partigiano Pieri" con i due figli. Il giorno dopo riprende nuovamente la doppia cattedra universitaria di storia moderna e di storia romana e viene anche nominato "commissario" preside per la facoltà di magistero quindi preside effettivo, ruolo che esercita in diversi periodi fino al 1963 anno in cui viene collocato fuori ruolo.

Sotto sono riprodotte le copertine di una minima parte della sua imponente opera letteraria.


pubblicato, Trieste 1927

pubblicato, Bologna 1927

pubblicato, Torino 1936

pubblicato, Roma 1936

pubblicato, Milano 1955

pubblicato, Torino 1974

Riprende quindi a scrivere e nel 1961 pubblica la biografia di Giuseppe Garibaldi, poi la Storia militare del Risorgimento nel 1962 ed infine nel 1974 esce il suo ultimo libro dedicato alla biografia di Pietro Badoglio maresciallo d'Italia e con questa opera si conclude in pratica la sua attività storico-scientifica, iniziata molti anni prima, nel 1922 con La Restaurazione in Toscana, 1814-1821, nel 1927 il libro di memorie La nostra guerra tra le Tofane, poi più volte ristampato e sempre nello stesso anno, Intorno alla storia dell'arte della seta a Firenze (Bologna 1927). Fra le sue altre opere per citarne in minima parte : La crisi militare italiana nel Rinascimento, nei suoi rapporti colla crisi politica ed economica (Napoli 1934), Principe Eugenio di Savoia. La campagna d’Italia del 1706 (Roma 1936), La prima guerra mondiale, (Torino 1936), Guerra e politica negli scrittori italiani (Napoli 1955), Le forze armate nell’età della Destra (Milano 1962), Storia militare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni (Torino 1962), L’Italia nella prima guerra mondiale Torino 1965), ecc.


una delle sue ultimi immagini con alle spalle l'imponente biblioteca
(fotografia tratta dal catalogo della mostra organizzata dalla Biblioteca
Nazionale Universitaria di Torino, nel giugno-luglio 1976)

Nel 1976 generosamente dona la propria personale blioteca alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino: il Fondo Pieri è composto da 3.693 volumi e di 2.091 opuscoli.

Per concludere questa concisa biografia, ne ricordo ancora l'eminente figura come Preside delle due Facoltà in cui insegnò, professore emerito dell'Ateneo torinese, socio onorario dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e membro della Commissione per l'Edizione Nazionale degli Scritti di Garibaldi : per quest'ultima Commissione avrebbe dovuto curare un volume dell'Epistolario, ma deve desistere dall'impresa per ragioni di salute, che lo costrinngono ad abbandonare gli studi storici e a ritirarsi in un dignitoso silenzio.

Piero Pieri muore a Pecetto Torinese, dove si era ritirato in silenzio, il 15 dicembre 1979. La sua morte "in punta di piedi" ha poco risalto sulla stampa nazionale ed anche su quella "alpina", forse per il fatto che da molti anni si era ritirato a vita privata.


** Angelo Manaresi, vedi nel sito la biografia al link Manaresi Angelo