archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

La PREGHIERA DELL’ALPINO

nella storia delle generazioni in grigioverde

di Giuseppe Martelli,
autore delle ricerche iconografiche e documentali e dei testi

pagina aggiornata al 15 luglio 2004 con l’inserimento della trascrizione dei testi delle Preghiere

la “Preghiera dell’alpino” nel periodo 1919-1935

Un chiaro esempio del forte spirito identificativo  degli alpini.
Questa fotografia è stata scattata il 27 febbraio 1921 in occasione
del giuramento delle reclute del battaglione alpini “Edolo”.
(collezione personale)

Dopo oltre tre anni di guerra, con il ritorno della pace e caduta la necessità delle preghiere etico-religiose-patriottiche, si utilizzano quelle esistenti. Negli anni che seguono infatti non ne sono state al momento rintracciate delle nuove. La vita addestrativa di montagna riprende regolarmente, l’attività militare è come sempre dura, rischiosa, ma anche aggregante. La presenza dei cappellani militari nei reparti è ora una realtà ben radicata. A Milano nel luglio 1919 nasce l’Associazione Nazionale Alpini , che ha fra gli scopi mantenere e tramandare le tradizioni del Corpo. Il nuovo regime politico esalta le virtù militari e il concetto di Patria. In questo clima certamente qualche alpino è indotto ad assumere l’iniziativa di comporre una nuova preghiera che modernizzi il vecchio testo, ne rinnovi la spiritualità, lo spirito di Corpo, inserendovi anche le “esigenze” del momento storico.

Devono comunque trascorrere venti anni dal quel 1915 per ritrovare pubblicata una nuova PREGHIERA DELL’ALPINO.

L’unica rintracciata pubblicata nel periodo fra il 1919 ed il 1935 verrebbe indicata, il condizionale è d’obbligo, composta dal Maggiore Gennaro Sora. Non vi è la certezza storica sulla sua paternità come prima stesura, anche se esiste nell’archivio della sua casa natale, oggi museo, una lettera autografa scritta alla madre in data 4 luglio 1935 su un foglio di carta a quadretti dove dice “ unisco una copia della mia preghiera per te, Sandra e il curato di San Michele “. Un’altra testimonianza è l’affermazione di un alpino, che si firma “Un Bocia dal Passo di Resia” (dove sono in corso le esercitazioni estive del battaglione “Edolo”), che invia il testo di questa preghiera per la sua pubblicazione al giornale L’ALPINO, indicando secondo lui come autore il proprio comandante Magg. Sora ed affermando che “Tutte le sere prima di ritirarci in tenda, questa preghiera piena di elevato sentimento, viene letta dall’Ufficiale di giornata alla truppa riunita.”,

è la PREGHIERA DEGLI ALPINI DELL’EDOLO.

Gennaro Sora era nato a Foresto Sparso in provincia di Bergamo il 18 ottobre 1892. Il 31 dicembre 1912 entra di leva militare nel Corpo degli alpini. Caporale nel 1913, sergente nel 1914, allievo ufficiale nel 3° reggimento alpini è nominato sottotenente nell’aprile 1915 un mese prima dell’inizio della guerra. Assegnato al comando del 3° plotone 50^ compagnia del battaglione “Edolo” 5° reggimento alpini, si mette in luce per le doti di coraggio abilità tattica ed innato carisma di comandante amato e stimato. Già nel primo anno gli sono conferite una medaglia d’argento e una di bronzo al valor militare. Nel 1916 una seconda d’argento e la promozione a tenente, passando alla 52^ compagnia. Nel 1918 una terza medaglia d’argento e la promozione dal 28 agosto a capitano. Trasferito per meriti di guerra nel servizio permanente attivo, rimane in forza al battaglione “Edolo” che dal 1921 passa dal 5° al 6° reggimento alpini. Nella primavera del 1928 per le sue particolari doti, viene scelto quale comandante della pattuglia di alpini che deve operare in appoggio alla spedizione nel Polo Nord del dirigibile “Italia” comandata dal generale Umberto Nobile. Con i noti tragici eventi che segnarono la sfortunata missione e le conseguenti sue ardite marce sostenute per la ricerca dei naufraghi, Sora diventa “l’eroe del Pak”, un mito che resiste ancora oggi. Promosso maggiore nel 1934 assume il comando del “suo” battaglione “Edolo”. Con l’impresa coloniale italiana in Africa Orientale, il 2 marzo 1937 viene inviato d’autorità in Etiopia dove assume il comando del battaglione speciale alpini “Uork Amba”. Dal gennaio 1938 gli viene assegnato il comando del XX Battaglione Coloniale, impegnato in combattimento con i ribelli abissini. Guidando “all’alpina” i suoi Ascari si distingue ancora come valoroso e capace comandante e gli vengono conferite due medaglie di bronzo e una croce di guerra al v.m.

Il colonnello Gennaro Sora nel suo ufficio al  Distretto Militare di Como.

Promosso tenente colonnello, con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 partecipa alla campagna nella Somalia Britannica fino al 12 aprile 1941 quando nei pressi di Arbà, accerchiati da forze preponderanti nemiche, obbedendo ad ordine superiore, depone le armi ed è prigioniero dei sud-africani che lo onorano con trattamento cavalleresco. Rientrato in patria il 12 maggio 1945, dal 17 novembre ha il comando del Distretto Militare di Como e questo lo amareggia per l’inascoltata insistente richiesta di assegnazione ad un reggimento alpini. Il 18 novembre 1948 smessa la divisa per raggiunti limiti di età, accetta l’incarico di funzionario ispettivo di una grande società del Friuli. Stanco e amareggiato si ritira appena può nella sua casa natale a Foresto Sparso dove coltiva viti e accudisce le sue bestie al pascolo.

Muore improvvisamente fra i suoi filari il 23 giugno 1949.

Viene sepolto con gli onori militari e la presenza di moltissimi alpini in congedo accorsi da tutte le vallate. La sua casa natale è oggi un museo dedicato a questo grande Alpino.

Questa concisa biografia è stata redatta consultando il libro di Luciano Viazzi - Il capitano Sora - G.B. Monauni Editore, Trento 1969- gentilmente donatomi da Abramo Plebani per conto del Gruppo alpini di Foresto Sparso.

Da ulteriori ricerche sulla personalità di Gennaro Sora ritengo l’ipotesi che egli sia l’autore di questa nuova “Preghiera dell’alpino” poco credibile. Egli era infatti un ottimo soldato e comandante alpino, religioso per educazione famigliare, ma non certamente di animo così sensibile e poetico da ispirargli una preghiera. Più probabilmente questa nuova preghiera gli era pervenuta, in quanto già conosciuta da almeno dieci anni in particolare nell’ambito del 2° reggimento alpini, dove aveva cominciato a circolare fra il 1922 ed il 1925. Ogni buon ufficiale conscio dell’importanza dello spirito di Corpo dei suoi alpini, molto probabilmente la “personalizzava” per il proprio reparto, come penso abbia fatto Sora. Ritengo invece di aver individuato l’autore materiale della sua prima stesura post-bellica nel Colonnello Celestino Bes. Non ho prove documentate, ma lo studio e la conoscenza del mondo “alpino” e la personalità del Col. Bes che è emersa nel corso delle ricerche, mi hanno convinto in questa affermazione, suffragata anche dalla testimonianza del Comm. Carlo Ribet, per cinquant’anni presidente della Sezione ANA di Francia (subalterno nel 2° reggimento alpini del Col. Bes), che indica nel proprio comandante l’autore di questa nuova PREGHIERA DELL’ALPINO.

Per quanto siano inspiegabilmente scarse le notizie sul suo curricolo militare, dove raggiunge il grado di Generale di Corpo d’Armata Ispettore delle Truppe Alpine, sono invece ricche di dettagli quelle tramandate sulla sua personalità di uomo.

12 giugno 1918. Il Col. Bes a colloquio con il famoso predicatore Padre Semeria.

Il Generale Bes nel 1935, Ispettore delle Truppe Alpine. (collez. personale)

Michele Celestino Bes era nato nel 1872 (lo stesso anno di costituzione del Corpo degli Alpini) nella frazione di Busson di Cesana, Torino. Certamente ha frequentato l’Accademia militare per iniziare nel 1893 con il grado di sottotenente, la lunga carriera di ufficiale degli alpini del Regio Esercito. Non si conoscono in quali reparti abbia prestato servizio nei primi anni, ne con quale abbia partecipato alla campagna di Libia del 1911-1913. Le prime notizie documentate iniziano nel 1915 con l’entrata in guerra dell’Italia dove lo ritroviamo già con il grado di 1° capitano comandante il Battaglione speciale “Bes” formato dalla 1^ e 4^ compagnia del Btg. “Ceva” (1° alpini) e dalla 3^ compagnia del Btg. “Pieve di Teco” (1° alpini). Il battaglione opera nel settore M.te Cukla e Rombon. Promosso maggiore nel gennaio 1916 assume il comando del Btg. “Val Tanaro” (1° alpini) impegnato sul fronte Rombon e Fontana Negra, comando che mantiene anche con l’avanzamento al grado di Ten. Colonnello. Promosso Colonnello nel novembre 1917 gli viene affidato il comando del 10° Gruppo Alpini, formato dai Btg. del 6° Alpini “Vicenza” “Val D’Adige” e “Monte Berico” impegnato sul fronte M.te Kozliak, M.te Pleca dove per le ardite e vittoriose operazioni gli viene conferita la medaglia d’argento al v.m. Conclusa la guerra e fino al 1921 è comandante del 6° reggimento alpini (sede di comando Bressanone) quindi dal 1921 all’ottobre 1925 è comandante del 2° reggimento alpini (sede di comando Cuneo). Promosso generale di Brigata lascia gli alpini per un comando non identificato. Promosso generale di Divisione nel 1930, lo ritroviamo comandante la Divisione di Piacenza fino al luglio 1933. Il mese successivo, promosso Generale di Corpo d’Armata rientra negli alpini, come lui stesso sottolinea nel saluto di insediamento, quale nuovo Ispettore delle Truppe Alpine. In questo alto incarico vi rimane fino al 1° maggio 1936 quando viene posto in ausiliaria per raggiunti limiti di età. Quale Ispettore delle Truppe Alpine, va a lui il merito di aver caparbiamente voluto l’istituzione della Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta inaugurata nel 1934.

L’uomo.

Di lui sono ricordati la grande fede religiosa, l’efficacia oratoria e la vena poetica, quest’ultima tradotta anche in una lunga lirica da lui composta ed intitolata Alpin an bataia - Baolada d’un Can da Guêra - ai bravi alpini del Cukla e del Rombon, ed un altra lirica anche questa divenuta canzone dal titolo Crij ‘d guêra - Agli Alpini piemontesi, che ebbero all’epoca notevole risonanza nell’ambito alpino. (Bes sia firmava con lo pseudonimo di Can da Guêra) Curò ed istituì in tutte le vallate alpine la cosiddetta “Propaganda sciistica valligiana” svolta a cura dei diversi reggimenti, con istruttori per giovani aspiranti sciatori. Organizzò e diresse per molti anni corsi di tecnica agraria nelle caserme per infondere fra i suoi alpini l’amore per la propria terra. Appassionato cultore delle tradizioni, promosse a livello civile nel periodo di comando a Cuneo, laboratori-scuola di insegnamento del merletto a fuselli ancora oggi ricordati, solo per citare alcuni aspetti. Da tutti era conosciuto e stimato con l’appellativo di “Papà” Bes. La cosa più importante emersa in questa ricerca specifica è la sua grande fede religiosa e la vena poetica che contraddistinguono i suoi vari messaggi di saluto come ad esempio in quello di insediamento ad Ispettore, del quale ripropongo alcuni passi. “…In alto: la volontà, la fede, i cuori! Trionfi fiera la passione alpina! Ogni dovere, ogni fatica, vi sia poesia: ogni sacrificio diventi offerta! Servite Dio, la Patria, la montagna in letizia, senza misura, con umiltà fiera. Portate sulle vette i nomi dei nostri Eroi. Siete i militi, i sacerdoti, gli apostoli della montagna e della Patria, su l’Alpi. Ogni vostro atto è preghiera. Sarà benedetto!….”. Ed ancora, dal suo messaggio di commiato nel lasciare il servizio attivo, alcuni passi che sono più una prosa che il saluto di un militare. “….Come ogni alpino che se ne va – sia pur fiero –sento umido il ciglio! Rugiada d’alpi che vien dal cielo! Vi benedica! Penne d’Alpi bianche e nere! Gli uomini passano, il Corpo resta. Su su i canti d’Alpi e di gioventù guerriera. A voi le tradizioni e la fama del Corpo. Salpa e rotea, per ogni cielo, il carroccio della nuova Italia. Porta in alto, splende la bandiera con la Sabauda Croce: il Segno….”. Concludo questa breve nota biografica col ricordare che non accolse mai la dottrina del regime e in più occasioni anzi si schierò apertamente contro sia come alto ufficiale sia dopo come “alpino in congedo”.

“Papà” Bes moriva nella sua residenza a Torino il 17 aprile 1953.

Preghiera degli Alpini dell’Edolo

da “L’Alpino” 15 agosto 1935.

La Preghiera che ritengo scritta in prima stesura dal Col. Celestino Bes fra il 1922 ed il 1925, poi successivamente solo “personalizzata” dal Magg. Gennaro Sora con l’aggiunta delle invocazioni per il Capo del governo, tipiche degli anni ’30.



qui a fianco per maggior chiarezza

è trascritto il testo della Preghiera.

Preghiera degli Alpini dell’Edolo

   Fra pascoli e pinete, sulla nuda roccia, sui ghiacciai perenni della grande cerchia delle Alpi che la bontà Divina ci ha dato per culla e creato a baluardo sicuro delle nostre contrade;

nell’infida estate come nel gelido inverno, l’anima nostra, purificata dal dovere pericolosamente compiuto è rivolta a Te o Signore, che proteggi le nostre madri, le nostre spose, i nostri figli lontani e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.

   Salvaci o Signore dalle furie della tormenta, dall’impeto cieco della valanga e fa che il nostro piede passi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, sui crepacci insidiosi.

   Fa che il nostro fucile sia infallibile contro chiunque osi offendere la nostra Patria, i nostri diritti, la nostra Bandiera gloriosa.

   Proteggi, o Signore, il nostro Sovrano ed il Duce;

   concedi sempre alle nostre armi, guidate da Augusta Sapienza, il giusto premio della vittoria.

   Viva il Re! Saluto al Duce!