archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

La PREGHIERA DELL’ALPINO

nella storia delle generazioni in grigioverde


di Giuseppe Martelli,
autore delle ricerche iconografiche e documentali e dei testi

pubblicato 1° giugno 2004

la “Preghiera” delle Specialità alpine

 

Nell’ambito delle Truppe Alpine, come negli altri Corpi dell’Esercito Italiano, esistono le Specialità. Alcune di queste hanno un forte spirito identificativo per il quale in epoche diverse, nelle vicende belliche o in pace, sono nate delle preghiere che mettono in evidenza l’orgoglio di appartenenza espressa anche attraverso la religiosità.

 

 

 

La Madonna dell’alpiere collocata nella palestra addestrativa in Val Gallina fra Belluno e Longarone, opera dello scultore alpino Alberto Fiabane inaugurata nel 1966.
(collezione personale)

Il primo esempio documentato nelle preghiere d’Arma di culto e spontanea devozione, con data 14 dicembre 1529, spetta ai Cannonieri delle milizie fiorentine che veneravano Santa Barbara quale loro Protettrice. I marinai artiglieri ponevano l’immagine della Santa a protezione della riserva di polveri e munizioni ed ogni artigliere o cannoniere, come da istruzione dell’epoca – deve quando introduce la palla nel pezzo, fare il segno della croce e invocare l’aiuto di Santa Barbara -. Nella storia molto più recente un’altro documento conferma questa venerazione. Nel libretto “Le preghiere del soldato” pubblicato nel 1915 a cura del Comitato Bolognese per l’Assistenza Religiosa dei Militari, con sede in Piazza San Giovanni in Monte 3, sono presenti in prevalenza orazioni ai Santi Patroni. Fra le numerose compare a pag. 13 questa a Santa Barbara, Patrona dell’Artiglieria, Genio e Marina.

 

 

 

 

La copertina del libretto pubblicato nel 1915 con a fianco riprodotta l’orazione a Santa Barbara.
(collezione personale)

La preghiera dell'Artigliere da Montagna

Nel 1877 nascono le prime 5 batterie da montagna destinate ad operare con gli alpini. Dieci anni dopo, esattamente il 1° novembre 1887, viene costituito a Torino il reggimento artiglieria da montagna che ha il primo impiego operativo nella campagna d’Africa del 1895. Nella guerra 1915-1918, alpini e artiglieri combattono fianco a fianco mantenendo però ognuno la propria identità. Gli artiglieri da montagna si sentono più “vicini” all’Arma di artiglieria, così come gli alpini non considerano “alpina” la Specialità da montagna. Anche nella preghiera d’Arma ognuno si identifica in modo diverso. Questa differente identità viene confermata anche nell’immediato dopoguerra quando nascono separatamente, nel luglio 1919 l’Associazione Nazionale Alpini con sede a Milano e nel dicembre 1921 l’Associazione Nazionale Artiglieri da Montagna con sede a Genova. Un primo avvicinamento si ha in occasione dell’assemblea generale dei soci dell’Associazione Nazionale Alpini del 28 febbraio 1926, quando viene istituita una speciale tessera di “Socio Aggregato” riservata agli artiglieri da montagna che però li preclude da incarichi direttivi. Questa possibilità non riscuote grande successo.

La questione viene risolta nel 1928 dal presidente nazionale dell’Ass. Naz. Alpini Avv. Angelo Manaresi, valoroso ufficiale alpino nella guerra 1915-1918, che d’autorità scioglie l’Associazione Artiglieri da Montagna e con modifica dello statuto unifica le due associazioni, indicando d’ora in poi “alpina” la Specialità da montagna. Come Sottosegretario al Ministero della Guerra ottiene questo riconoscimento anche a livello militare come legge dello stato. Con decreto del 23 maggio 1934 viene abbandonata la denominazione Artiglieria da Montagna assumendo quella di Artiglieria Alpina. I reggimenti di artiglieria alpina sono nuovamente chiamati ad operare fianco a fianco con gli alpini nella Campagna d’Africa 1936-1937 e su tutti i fronti nella guerra 1940-1945. La Specialità rinasce gradatamente dal 1946 riprendendo la denominazione storica di Artiglieria da Montagna e dal 2002 quella di Artiglieria Terrestre.

Un esempio del forte spirito identificativo è chiaramente espresso in questa cartolina degli anni ’60, dove è rappresentata la Patrona Santa Barbara e scene di vita “montagnina”. In questa Preghiera dell’alpino ritroviamo l’adattamento ritagliato su misura per gli artiglieri da montagna. Nell’ultima sestina infatti, l’originaria definizione alpini è modificata con Artiglieri alpini ed anche l’ultima frase …e sorridi ai nostri Battaglioni risulta adattata all’ordinamento base dell’artiglieria da montagna, con la modifica in ...sorridi ai nostri Gruppi, alle nostre Batterie. Da notare come l’ignoto autore utilizzi ancora l’ormai desueto artiglieri alpini e non la denominazione storica, ora ripresa nuovamente, di artiglieri da montagna.

 

qui a fianco è trascritto il testo della Preghiera adattata per gli Artiglieri da Montagna ed incorniciata nella cartolina

Preghiera dell’alpino

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.

Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore.

Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga; fa che il nostro piede posi sicuro su le creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi; rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana.

E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Artiglieri alpini caduti, Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Artiglieri alpini vivi ed in armi, Tu benedici e sorridi ai nostri Gruppi, alle nostre Batterie. Così sia.

Nei giorni 14 e 15 maggio 1977 Torino ospita l’Adunata Nazionale Alpini. Fra le cerimonie in programma vi è una nuova inaugurazione del monumento nazionale all’artigliere da montagna, già eretto a Torino nel 1951. L’Ordinario Militare Mons. Mario Schierano officia la benedizione e nell’occasione dona al comitato promotore una preghiera, da lui appositamente scritta e nata dalla sua grande sensibilità e vissuta esperienza di cappellano militare: è la PREGHIERA DELL’ARTIGLIERE DA MONTAGNA. Questa è l’unico esempio di una preghiera scritta da un Ordinario Militare per appartenenti, ora in congedo, di una Specialità militare. Ancora oggi viene recitata in occasione di incontri e manifestazioni promosse dagli artiglieri da montagna in congedo.

Il Monumento Nazionale all’Artigliere da
Montagna realizzato a Torino, nella cartolina
emessa in occasione dell’Adunata Nazionale
Alpini 1977 svoltasi in questa città. Ediz. Fotocolor
I.R.C. Borgaro-Torino. (gentilmente concessa
dal dott. Mario Gallotta, Ferrara)

PREGHIERA DELL’ARTIGLIERE DA MONTAGNA

Dio onnipotente ed eterno a Te,
cui danno gloria i cieli, i monti ed il mare,
noi Artiglieri da Montagna eleviamo i cuori.

Tu hai scelto nei tempi antichi la montagna,
naturale palestra di virtù umane
ed oasi perenne di religiosi silenzi,
per dare agli uomini i Tuoi comandamenti e
nella pienezza dei tempi
hai voluto proclamare al mondo
la Tua legge di amore dal colle delle beatitudini.

Signore Gesù Cristo, Tu hai detto un giorno
che nessuno ama il proprio fratello
più di colui che da la vita;
i nostri Artiglieri da Montagna hanno accolto la
Tua voce ed hanno seguito il Tuo esempio.

Sulle montagne, nei deserti, nelle steppe nevose
dove il dovere li ha chiamati, essi hanno sacrificato,
come hai fatto Tu un giorno sul monte Calvario,
la loro vita per noi; noi oggi Ti preghiamo per loro.

Nel tuo paradiso, dove non arriva la tormenta,
accogli in pace i loro spiriti immortali!

A noi che li ricordiamo quaggiù dona
la grazia di godere, anche per il loro
generoso sacrificio, una lunga pace e
di lavorare concordi per la serenità
delle nostre case e per la dignità della
nostra Italia. Amen.

 

Mons. Mario Schierano celebra la S. Messa in occasione dell’Adunata
Nazionale Alpini 1977 a Torino. A sinistra quale concelebrante Padre
Giovanni Brevi, l’eroico cappellano degli alpini, reduce di Russia,
Medaglia d’Oro al valor militare.

Mario Schierano era nato il 26 ottobre 1915 a San Remo. Trasferitosi con la famiglia a Torino segue la propria vocazione ed è ordinato sacerdote il 29 giugno 1938 proseguendo gli studi presso l’università gregoriana di Roma nella facoltà di Diritto Canonico. Lascia gli studi il 14 settembre 1940 per chiamata alle armi ed è assegnato come cappellano militare al 51° reggimento fanteria “Cacciatori delle Alpi” dislocato di presidio sulle Alpi occidentali. Congedato due mesi dopo riprende gli studi fino al settembre 1941quando, richiamato in servizio quale cappellano militare viene assegnato al 51° reggimento artiglieria “Siena” che opera prima sul fronte greco poi di presidio sull’isola di Creta. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, fatto prigioniero dai tedeschi, è imbarcato per essere inviato ai campi di prigionia in Germania sulla nave “Sinfra” che viene silurata ed a stento si salva dal naufragio. Caduto nuovamente in mano ai tedeschi chiede ed ottiene, conscio dell’importanza che ha la presenza religiosa fra i soldati, di rimanere con i prigionieri italiani internati sull’isola di Creta. Con lo sbarco delle truppe inglesi nell’aprile 1945 è rimpatriato e congedato il 10 settembre 1945. Riprende gli studi, arricchiti con vari diplomi all’Accademia Ecclesiastica, all’Archivio Vaticano, alla Congregazione del Concilio e alla Rota, assumendo importanti incarichi sia in Italia che all’estero. Nel 1950 entra nella Segreteria di Stato, nel 1951 è inviato in Egitto poi in Francia, rientrando nel 1960 in quanto nominato Sostituto poi Segretario della S. Penitenza Apostolica, quindi Sottosegretario alla Segnatura Apostolica e nel 1969 Segretario della Prefettura Affari Economici della Santa Sede. Il 28 agosto 1971 riceve la nomina di Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia che riveste con particolare dedizione fino al 26 ottobre 1981.

La Preghiera dei guastatori alpini

Cartolina del Genio Alpino. Edizioni d’arte V.E. BOERI- Roma,
su disegno di D’Ercole. (collezione personale)

Il Guastatore è una specialità dell’Arma del Genio Militare che comprende: Artieri, Minatori, Fotoelettricisti, Telegrafisti e Pionieri. In ambito delle truppe alpine, le prime compagnie misto genio per Divisione Alpina sono state costituite nel 1935. Fra i reparti con la specifica Guastatori mobilitati nel corso della guerra 1940-1945 ritroviamo, il XXX (30°) ed il XXXI (31°) battaglione guastatori genio per Corpo d’Armata Alpino. Sciolti a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943, riprendono idealmente vita il 1° aprile 1954 con la rinascita a Bolzano del 2° raggruppamento genio, che assume l’anno successivo il nome di 2° reggimento genio. Sciolto nel 1975 e trasformato in 2° battaglione genio pionieri “Iseo”, dal 1986 assume la denominazione di 2° battaglione genio guastatori “Iseo” ereditando le tradizioni dei gloriosi battaglioni di guerra.

La PREGHIERA DEI GUASTATORI ALPINI, scritta dal sottotenente medico Giulio Cesare Truci di Firenze, in forza alla 9^ compagnia del XXX battaglione guastatori per Corpo d’Armata Alpino nella campagna di Russia 1942-1943, dalla quale rientra fra i pochi superstiti con una medaglia di bronzo al valor militare.

 

 

 

  PREGHIERA DEI GUASTATORI ALPINI

Muti dinanzi all’infinito amore che stese sopra le montagne il cielo Signore Iddio noi ti preghiamo in armi noi guastatori alpini -

Dà la Tua forza agli ordigni bruniti che lanciano le fiamme, fai risplendere sul forte devastato la vittoria simile alla tua folgore -

Infondi nelle nostre penne nere l’ansia di un volo lungo oltre ogni meta che se smarrisse la via del ritorno troverà pace nel cielo -

Proteggi – o Dio – le nostre dolci case tanto lontane, i nostri focolari dove la mamma veglia attende e prega per il nostro ritorno -

Serbaci alla dolcezza dell’amore che fu giurato e segue ombra fedele i nostri passi sulle dure vie dove facciamo la guerra -

Veglia il riposo dei fratelli morti travolti dalla raffica nemica e dalla tua valanga ch’è più forte d’ogni forza umana -

Per la felicità casta dei campi per la gioia serena del lavoro per la preghiera che nel vespro sale dai campanili lontani

Dona vittoria all’armi dell’Italia ora e sempre, Signore

– Così sia -

qui per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera

 

Nella fotografia scattata in occasione di un convegno a Firenze nel 1963, Truci è il primo a sinistra. Il sacerdote a destra è Don Michele D’Auria cappellano militare del XXX battaglione guastatori alpini, autore del libro di ricordi “La mia Russia”, IPSI Pompei 1967, dal quale sono tratte la fotografia e la preghiera nella composizione artistica del sottotenente Vincio Delleani, terzo da sinistra. Purtroppo non si è riusciti a rintracciare nessuna ulteriore notizia biografica sul sottotenente Truci, limitate quindi alle sole apparse nel libro.

 

 

 

 

La Preghiera dell’alpino paracadutista

La Specialità nell’ambito delle truppe alpine nasce ufficialmente presso la brigata “Tridentina” con sede a Bressanone, il 1° settembre 1952 con la costituzione del plotone alpini paracadutisti al comando del sottotenente Claudio Baldesarri. Fra il 1953 ed il 1956 sono costituiti plotoni anche presso le altre brigate alpine, nell’ordine: “Julia”, “Taurinense”, “Cadore” ed “Orobica”. Il 1° aprile 1964 questi plotoni sono riuniti a Bolzano alle dirette dipendenze del 4° Corpo d’Armata Alpino per formare la compagnia alpini paracadutisti, che assume dal 1° gennaio 1990 il nome ed eredita gli onori del disciolto e glorioso battaglione alpini sciatori “Monte Cervino”. Il 14 luglio 1996 la compagnia viene elevata al rango di battaglione ed il 5 aprile 1997 riceve la bandiera di guerra. I quadri che compongono questa Specialità sono formati presso la scuola militare di paracadutismo di Pisa, completando l’addestramento con adeguata preparazione come provetti sciatori, rocciatori e lanci in alta montagna, che ne fanno una delle più prestigiose Specialità militari. Da questo, il forte spirito identificativo sentito ed esaltato anche attraverso una propria preghiera.

La PREGHIERA DELL’ALPINO PARACADUTISTA ideata da Don Claudio Gioppo che così ne sintetizza la storia. - E’ nata nel 1976 quando la compagnia al termine di una esercitazione fuori sede mi chiedeva una preghiera. Quale recitare? Quella dell’alpino o quella del paracadutista? Io sono alpino paracadutista e vi compongo la nostra preghiera, dissi io e così fu. Sono contento che l’Ordinariato Militare l’abbia accettata ed inserita ufficialmente fra le

 

preghiere delle varie Armi e Specialità. Sono anche certo che i Patroni S. Maurizio e S. Michele Arcangelo proteggeranno sempre dal cielo i miei alpini paracadutisti che non dimenticherò mai -.

PREGHIERA DELL’ALPINO PARACADUTISTA

Eterno, Immenso Iddio che creasti gli Infiniti spazi e ne misuraste le misteriose profondità, guarda benigno a noi, Alpini Paracadutisti, che nell’adempimento del dovere, balzando dai nostri apparecchi ci lanciamo sulle nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo della Patria, della Bandiera.

Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga. Proteggici nell’ardimentoso volo. La nostra giovane vita è Tua o Signore!

Se è scritto che cadiamo, sia. Ma da ogni goccia del nostro sangue sorgano gagliardi figli e fratelli in numeri: orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire.

E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto le sofferenze e i sacrifici degli Alpini caduti, Tu che raccogli gli aneliti dei Paracadutisti vivi ed in armi, Tu benedici e sorridi al nostro Battaglione.

Così sia.

qui per maggior chiarezza è trascritto il testo della Preghiera

 

Claudio Gioppo è nato a Chiappano, un paesino alle pendici dell’altopiano di Asiago, il 28 settembre 1937. Incline alla vita religiosa frequenta gli studi presso i Salesiani a Trento e, ordinato sacerdote nel 1967, continua la sua missione fra i giovani fino al 1976 quando, l’incontro con Don

Aldo Parisio Capo Servizio Assistenza Spirituale del 4° Corpo d’Armata Alpino, si rivela fondamentale. Accogliendone l’invito diventa cappellano militare dedicandosi d’ora in poi ai giovani in divisa presso il 4° autogruppo “Claudia”, il 4° raggruppamento A.L.E. “Altair” ed il quartier generale del 4° Corpo d’Armata Alpino dove è di stanza la compagnia alpini paracadutisti. Affascinato da questa Specialità frequenta il corso dell’Associazione Paracadutisti di Bolzano conseguendo pochi mesi dopo il brevetto civile e completandone la specializzazione alla scuola militare di Pisa per essere così alpino paracadutista. Lo stretto contatto con la vita di compagnia e l’attività addestrativi ne affina la preparazione tecnica di roccia, sci, lanci in alta montagna ed ascensioni impegnative, concluse sempre con la celebrazione della S. Messa e la recita della sua Preghiera dell’alpino paracadutista.

Un momento significativo. La recita della Preghiera dell’alpino paracadutista a conclusione della S. Messa officiata dal cappellano militare Don Claudio Gioppo. Fotografia gentilmente concessa da Don Gioppo.

Vero montanaro nel fisico e temperamento, partecipa con il gruppo sportivo della compagnia a diverse edizioni della “Marcialonga”, “Preminega” ecc. fino al 1981 quando è trasferito d’ufficio presso la scuola militare di paracadutismo di Pisa. Anche qui non limita le sue energie e per essere sempre vicino ai giovani, in terra come nel cielo, consegue i brevetti di Istruttore di paracadutismo, Direttore di lancio, Ripiegatore e Aviorifornitore, con oltre 500 lanci. Amato e stimato da tutti come soldato ma soprattutto come sacerdote, che alla parola fa seguire i fatti, realizza una nuova Cappella con annesse sale di ritrovo, per offrire un punto di riferimento e serena quiete ai suoi paracadutisti dopo l’addestramento condividendo con loro anche le ore di libertà. Ha partecipato con la “Folgore” a molte missioni anche all’estero, tra cui quella umanitaria in Kurdistan dove si è mirabilmente prodigato, con la collaborazione dei “suoi ragazzi” per offrire il massimo aiuto ai profughi kurdi, meritando dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il riconoscimento con la croce di bronzo al merito dell’esercito. Nel 1992 motivi famigliari lo inducono a chiedere l’avvicinamento ed è trasferito per un breve periodo prima a Padova al comando artiglieria missili poi a Mantova al 4° missili per ritornare, su proposta che gli giunge dal comando di Bolzano, agli alpini paracadutisti. Qui ritrova l’emozione giovanile delle marce, campi, ascensioni e lanci in montagna ed anche un nuovo ordinamento. Il reparto, lasciato dieci anni prima a livello di compagnia è ora battaglione ed ha l’onore di benedire la bandiera di guerra consegnata il 5 aprile 1997. Il 28 novembre 1999 si congeda con il grado di tenente colonnello ed in linea con il motto degli alpini paracadutisti “Mai Strack” (mai stanchi) è facile ritrovarlo sui sentieri montani o ancora con immutato entusiasmo nei periodici lanci e da molti anni in testa alla sfilata degli alpini paracadutisti nelle Adunate Nazionali Alpini, con i “suoi ragazzi”.

 

A conclusione di questa ricerca desidero ringraziare tutti coloro che, con la loro disponibilità, mi hanno aiutato in questo particolare ed inedito percorso storico alla riscoperta di quei valori etico-religiosi dell’uomo e soldato ALPINO, percorso che vuole essere anche un messaggio alle nuove generazioni che sono sicuro, ne continueranno il retaggio morale, l’orgoglio di appartenenza e lo spirito di Corpo.