archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

Rifugi e Bivacchi di montagna intitolati agli alpini

 

Rifugio 5° Reggimento Alpini

Il Rifugio intitolato al V Alpini (5° alpini) sorge a quota 2878 metri nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio e si trova alla base della vedretta dello Zebru', nella Valletta del Rio Marè (adiacente la Val Zebru'), e fu il primo rifugio ad essere costruito nel gruppo dell’Ortles Cevedale. Realizzato nel 1884, agli inizi del secolo prendeva il nome di Capanna Milano e fu largamente utilizzato dai primi pionieri che si avventuravano nelle scalate delle splendide vette circostanti. La Capanna Milano fu anche teatro di numerose operazioni durante il primo conflitto mondiale, senza che però venisse mai distrutta completamente. Rappresentava un baluardo di difesa contro possibili incursioni austriache e divenne sede del Comando di tutti gli uomini (circa mille) a presidio della Val Zebrù. Nel 1928, con il decisivo contributo di Guido Bertarelli a cui oggi è cointestato, si decise di ristrutturare la Capanna Milano realizzando un rifugio più grande: l’attuale V Alpini. I lavori durarono fino al 1939, anno in cui venne ufficialmente inaugurato. Poco sopra di esso arrivano le propaggini terminali del ghiacciaio dello Zebrù, che, più di cento anni fa, arrivava fino a lambire il rifugio. Il Rifugio offre un ambiente rinnovato e confortevole con cucina tipica e curata, bar e camere da 4 a 12 posti alcune con bagno privato. Situato su uno sperone di roccia che guarda verso il gruppo del Bernina, il rifugio è punto di partenza per numerose ascensioni ed escursioni con avvicinamento al ghiacciaio di soli 3 minuti, il rifugio, con i suoi 60 posti, è meta e base d’appoggio per escursionisti ed alpinisti alla ricerca della pace e delle emozioni che ancora pochi posti possono regalare.


Il 5° Reggimento Alpini si forma il 1º novembre 1882 a Milano, al comando del colonnello Carlo Goggia, con i battaglioni "Val Dora", "Moncenisio", "Valtellina"; quattro anni dopo i battaglioni prendono il nome di "Morbegno", "Tirano" ed "Edolo". Circa 150 alpini di questo reparto, inquadrato nel Regio Esercito, vengono schierati dal generale Bava Beccaris come rinforzo nella sanguinosa repressione dei moti popolari e operai scoppiati a Milano nelle giornate fra il 5 e il 9 maggio 1898, tumulti noti come "Protesta dello stomaco". Partecipa alle spedizioni coloniali nella campagna di Abissinia, di Libia e alla prima guerra mondiale. Il Battaglione alpini Morbegno fu il primo a sperimentare la divisa grigio-verde. La divisa alpina era infatti inizialmente degli stessi colori dell'esercito piemontese: giubba turchina e pantaloni bianchi, cosa che non consentiva certo una buona mimetizzazione in ambiente montano. La questione fu dibattuta tra 1904 e 1906 su sollecitazione del presidente della sezione di Milano del C.A.I., Luigi Brioschi. Nell'aprile 1906, per un esperimento pratico, furono scelti gli alpini del Battaglione alpini Morbegno di stanza a Bergamo. L'esperimento fu un successo, e nacque così il "plotone grigio", composto di 40 uomini della 45.a Compagnia del Morbegno, che fece la sua prima comparsa ufficiale a Tirano. Nel 1921 il 5º Reggimento viene inserito nella 2ª Divisione alpina, di stanza a Bergamo, portandosi dietro, da Milano, la statua dell'alpino che si difende scagliando un masso contro il nemico. Nel 1926 il 5º Reggimento torna nella Brigata alpina a Milano, e dal 1936, assieme al 6º Alpini e al 2º Reggimento artiglieria alpina, viene inquadrato nella Divisione alpina "Tridentina", che verrà poi sciolta il 10 settembre 1943, dopo il rientro dal fronte russo. Viene rifondato solo il 1° gennaio 1953, ed inquadrato nella Brigata alpina "Orobica"; sciolto nel 1975, consegna bandiera e tradizioni al Battaglione alpini "Morbegno". Nel 1992 viene ricostituito nuovamente. Tra il 2010 e il 2011 ha partecipato alla missione in Afghanistan, operando della FOB "La Marmora" all'interno dell'aeroporto militare di Shindand, il 28/02/2011 cadeva vittima, nei pressi della cittadina di Adraskan, il tenente Massimo Ranzani (ferrarese di nascita), nello stesso attentato rimanevano feriti altri 4 militari.