alpini del territorio bolognese romagnolo

il Sergente Ettore Venturi : un alpino "controcorrente"

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° aprile 2019

Rileggendo e catalogando gli oltre 5.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalla figura di Ettore Venturi, combattente e reduce della Grande Guerra, socio della Sezione, del quale ho "scoperto l'inedita notizia" che poi per scelta, impegnato nella lotta antifascista, del quale desidero proporre la figura rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.

 

Ettore Venturi nasce a Monte San Pietro, paesino delle prime colline bolognesi, il 23 marzo 1897.


il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche

Chiamato alla visita di leva il 14 settembre 1916 è lasciato in congedo e indicato come professione fornaio. Chiamato alle armi per mobilitazione il 24 settembre viene assegnato al 2° Rgt. Alpini Btg. "Borgo San Dalmazzo" ed inviato al fronte nell'alto Friuli, in Carnia.
Il 25 dicembre è già promosso Caporale ed il 28 febbraio 1917 Caporale Maggiore. Con questo grado, il 10 dicembre 1917 transita al 1° Rgt. Alpini Btg. "Val Tanaro" 205ª Compagnia e partecipa ai combattimenti sul fronte dell'Ortigara ed in Val Giudicarie, guadagnandosi dal 31 luglio 1918 i gradi di Sergente, quindi con l'avanzata di novembre, a Lardaro e Roncone, nella zona di Trento.

Con la conclusione della guerra (4 novembre 1918) rientra al Deposito di Mondovì per proseguire il "normale" servizio militare in tempo di pace. Il 15 gennaio 1920 transita in servizio al Deposito del 7° Rgt. Alpini di Belluno ed il 2 febbraio viene mandato in congedo.

Rientrato alla vita civile prosegue per qualche anno la professione di fornaio, poi sicuramente dal 6 dicembre 1925, viene indicato sul ruolo matricolare che è dispensato quale sottufficiale, al richiamo per istruzione essendo impiegato ferroviario, ed ancora viene annotato che dal 1° gennaio 1934 è ancora dispensato dal richiamo alle armi per mobilitazione in caso di guerra.

Assunto quindi dal 6 dicembre 1925 come macchinista nelle ferrovie dello stato (Regie Ferrovie) viene assegnato al Compartimento di Trieste, per cui vi trasferisce momentaneamente la residenza per ragioni di servizio, con la moglie Genoveffa Narcisi, la primogenita Luisa e dove nel 1928 nasce il secondogenito **Luciano. Diventarà poi in seguito padre di altri 4 figli.

Rientrato nel 1930 al Compartimento ferroviario di Bologna prende residenza in via Mondo 55.

Come Sergente degli Alpini, reduce della Grande Guerra prende contatto e sicuramente si iscrive alla sezione con la quale partecipa alle varie attività associative e ne frequenta la sede in via San Vitale 13. Iinfatti la sua fotografia (riprodotta all'inizio dell'articolo) la ritroviamo nell'artistico quadro realizzato nei primi mesi del 1939, che rappresenta "la forza" (i soci) del "Battaglione Val di Reno", come ora è definita la ex Sezione a seguito alla modifica dello Statuto imposta dal regime, ed entrato in vigore dal 15 settembre 1938, che militarizza ancora di più tutte le associazioni d'arma.

Questa sua militanza e "vicinanza alle idee politiche del momento" cadono con gli avvenimenti del 25 luglio 1943 che vedono la caduta del fascismo e l'arresto di Mussolini e si rafforzano dopo l'8 settembre con lo sbandamento generale (anche del Regio Esercito) e "l'occupazione" dell'Italia da parte degli ex alleati tedeschi ora divenuti nemici, ma nuovamente alleati con il rinato partito fascista della Repubblica Sociale Italiana.

Con la costituzione il 30 aprile 1944 nella zona di Monte Calderaro, nel comune di Castel San Pietro, della formazione partigiana 66ª brigata Garibaldi "Jacchia" vi aderisce ed il 25 giugno entra nella formazione armata. La settimana successiva entra nella stessa formazione anche il figlio **Luciano. La formazione opera nella Vallata dell'Idice fra Monterenzio ed Ozzano dell'Emilia.
Purtroppo il 1° dicembre 1944 mentre con il figlio sono ad Ozzano dell'Emilia, forse per rifornirsi o prepararsi ad una azione, vengono riconosciuti da una pattuglia tedesca ed immediatamente arrestati. Subito incarcerati a San Giovanni in Monte a Bologna per ordine del «comando tedesco Anders» (un reparto antipartigiano), passano poi a disposizione per "interrogatori" del «comando tedesco SS». Il 22 dicembre 1944 è aggregato, insieme al figlio, ad altri 100 detenuti avviati verso il campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries, dove rimane fino all'8 gennaio 1945, data di partenza del convoglio che deporterà a Mauthausen 483 internati, tra i quali 84 del gruppo proveniente da Bologna.
All'arrivo nel lager austriaco è classificato con la categoria Schutz; (prigioniero) con mestiere dichiarato: macchinista. Rimane in quarantena fino al 16 febbraio 1945, poi è trasferito insieme al figlio al sotto campo di Gusen come Facharbeiter (lavoratore qualificato), assegnato a «Bergkristall», nome in codice per il sistema di gallerie scavate dai detenuti a St. Georgen per ospitare le linee di produzione aeronautiche per il caccia a reazione Me 262 della Messerschmitt.

Viene liberato dall'armata americana il 5 maggio 1945 con il grandissimo dolore per la morte del figlio Luciano che invece non ha resistito ed era deceduto a Gusen il 7 aprile.

Sul ruolo matricolare viene attotato che ha partecipato dal 25 giugno 1944 al 21 aprile 1945 alle operazioni di guerra svoltesi in territorio metropolitano per la guerra di liberazione con la formazione partigiana 66ª brigata Garibaldi "Jacchia" ed inoltre gli è stata conferita la Croce al merito di guerra con determinazione del 6° Comiliter in data del 28 gennaio 1952 brevetto n° 5534.


** 66ª brigata partigiana Garibaldi "Jacchia" era intitolata a Piero Jacchia, un antifascista trentino caduto nella guerra civile spagnola e cugino del "nostro" Mario Jacchia, Medaglia d'Oro della Resistenza.

**Luciano, nato a Tieste il 18 agosto 1928, residente a Bologna, studente nel 1943 nella 3ª classe dell'Istituto Tecnico Aldini poi assunto come meccanico alla Ducati. Non è chiaro se è la scelta del padre che lo convince o se è lui, giovanissimo ardente atifascista, a convincere il padre, sta di fatto che il 3 luglio 1944 (il padre era entrato nella formazione dal 25 giugno) si unisce al padre nella 66ª brigata partigiana Garibaldi "Jacchia" con il nome di battaglia "Lucciola". Arrestato il 1° dicembre 1944 ad Ozzano dell'Emilia assieme al padre, nonostante la giovane età (16 anni) viene incarcerato a San Giovanni in Monte a Bologna. Il 22 dicembre 1944 è aggregato, sempre insieme al padre, ad altri 100 detenuti avviati verso il campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries, dove rimane fino all'8 gennaio 1945, data di partenza del convoglio che deporterà a Mauthausen 483 internati, tra i quali 84 del gruppo proveniente da Bologna. All'arrivo nel lager austriaco, l'11 gennaio 1945 è classificato come Schutzhaeftlinge (detenuto politico) con mestiere dichiarato: meccanico. Condivide per lunghi mesi la drammatica esperienza con il genitore, ma per la giovane età il suo fisico molto debilitato non regge ed il 7 aprile 1945 muore nel campo di Gusen.

Riconosciuto partigiano dalla apposita Commissione Regionale con ciclo operativo dal 3 luglio 1944 al 7 aprile 1945, è ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna dei partigiani caduti nella guerra di liberazione.