alpini del territorio bolognese romagnolo

Veraldo Vespignani : da Sottotenente di artiglieria alpina a Sindaco e deputato al Parlamento

di Giuseppe Martelli

pubblicato 1° novembre 2007
aggiornata il 1° luglio 2022
sulla base del ruolo matricolare "finalmente" ritrovato
(per un errore nel 1940 del Distretto di Ravenna, il ruolo non risultava compilato. Con le ultime ricerche invece, sfogliando i grossi volumi, l'ho inaspettatamente ritrovato)



Le ricerche non finiscono mai di stupire. Grazie all'amico e prezioso collaboratore del sito ed autore della "scoperta", dott. Mario Gallotta socio del Gruppo di Ferrara, è emersa dal passato questa bella figura di soldato, volontario, combattente, poi stimato amministratore locale, indimenticato sindaco ed integerrimo deputato al parlamento, ancora oggi ricordato ed onorato nella sua città d'origine.




In divisa di "recluta" al
3° Rgt. Artiglieria Alpina. (1)


il ruolo matricolare "finalmente" ritrovato

Veraldo Vespignani nasce ad Imola il 9 agosto 1921 da famiglia medio borghese, i genitori gestiscono una cartoleria nel centro storico. Educato ai migliori sentimenti altruistici, a dieci anni entra a far parte dell'ente assistenziale cattolico "San Vincenzo de Paoli", frequenta la Parrochia di Santa Maria in Regola e va in giro per le case del suo quartiere con don Foschini e con il parroco don Monti. Dopo le classi elementari, dal 1934 al 1939 frequenta il Liceo Classico "Rambaldi". Nel 1938 assiste involontario ad un fatto che cambierà il suo atteggiamento e scelte di vita; la brutale aggressione di fascisti al custode della ditta cooperativa metalmeccanica "Sacmi" reo di non essere un simpatizzante del regime. Dopo questo episodio comincia a porgere molta attenzione alla politica e a frequentare i gruppi di antifascisti.

Con l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940, rinuncia all'iscrizione nell'Università di Bologna ritenendo "suo dovere" arruolarsi come volontario. Questo gesto non è visto di buon occhio dagli amici, ma egli stesso ricorderà; "Fu una scelta dura, ricordo le discussioni, ma decisi di partire perchè bisognava cavalcare la tigre. Ai grandi fatti bisogna stare dentro, altrimenti si rimane in balìa di quello che ti fanno fare."

Chiamato dal Distretto militare di Ravenna, dal quale dipende il mandamento di Imola e comuni limitrofi, alla visita di leva il 10 ottobre 1940 e lasciato in congedo viene indicata come professione studente con l'obbligo di frequentare i corsi allievi ufficiali di complemento e nell'occasione presenta domanda di rinuncia al beneficio al ritardo della prestazione al servizio militare. Il 23 gennaio 1941 gli viene confermata che è stata accolta la domanda di partire volontario. Il 6 febbraio 1941 è chiamato alle armi con destinazione il 3° Reggimento Artiglieria Alpina a Gorizia.

Qui, dopo il primo periodo per l'incorporazione e addestramento, il 13 marzo viene inviato alla Scuola Centrale Militare di Aosta per il corso allievi ufficiali universitari, specialità artiglieria alpina.



Con i gradi di Sergente
in servizio al 3° Rgt.
Artiglieria Alpina. (2)

A sinistra, con i gradi di Caporale allievo ufficiale alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta. (1)

L'11 aprile presta giuramento e pochi giorni dopo, il 16 aprile, supera gli esami per la promozione a Caporale. Alla conclusione dei quattro mesi di corso, il 16 giugno consegue il grado di Sergente allievo ufficiale di artiglieria alpina ed inviato nuovamente a Gorizia per il servizio di due mesi.


la nomina a Sottotenente pubblicato sul Bollettino Ufficiale

Il 1° settembre 1941 ritenuto idoneo a conseguire la nomina a Sottotenente di complemento, raggiunge la Scuola Allievi Ufficiali di complemento di Lucca, Arma Artiglieria specialità Alpina dove consegue, il 15 febbraio 1942, il grado di Sottotenente ed inviato per il servizio di prima nomina al Deposito in Gorizia del 3° artiglieria Divisione alpina.

Attratto dalla nuova specialità dell'Esercito, i Paracadutisti, nel luglio chiede ed ottiene di transitare nei Paracadutisti. Dopo quasi un anno lascia così il cappello con la "penna nera" per il basco. Inviato alla Scuola di paracadutismo di Viterbo qui, dopo il prescritto periodo di addestramento, viene assegnato quale Sottotenente di artiglieria al 185° Reggimento Artiglieria "Folgore" della Divisione Paracadutisti Folgore".


Al centro fra due commilitoni alla scuola
paracadutisti di Viterbo nel dicembre
1942. (1)

Con l'invio della "Folgore" sul fronte in Africa settentrionale, viene costituita a Pisa la Divisione Paracadutisti "Nembo" per operare in Patria. Il giovane Sottotenente Vespignani è assegnato al 184° Reggimento Artiglieria Paracadutisti "Nembo" ed inviato dal 3 giugno 1943 in Sardegna, esattamente presso il Comando a Barùmini. Scelta tattica a dir poco incosciente dei superiori Comandi, essendo questa una zona malarica ben conosciuta e dove il 35% dei militari si ammala. Ricoverato per le opportune cure in ospedale, vi rimane per oltre tre mesi. Nel gennaio 1944 riprende servizio presso diversi comandi prima a Napoli, poi a Benevento ed infine a Macerata dove ritrova il proprio reparto che dal marzo 1944, rientrato dalla Sardegna e ora inquadrato alle dipendenze del Corpo Italiano di Liberazione, con un nuovo ordinamento e la nuova denominazione in Gruppo di Combattimento "Folgore", nel quale è inquadrato con nuova ridenominazione anche il 184° Reggimento Artiglieria Paracadutisti "Folgore", sta combattendo i tedeschi a fianco degli Alleati che risalgono verso il nord "liberando" l'Italia.

 
 

Paracadutisti del Gruppo di Combattimento
"Folgore" con le Bandiere di guerra, schierati
per una cerimonia militare.

Nel maggio 1944 rientra finalmente nella sua terra d'origine e partecipa ai combattimenti a ridosso della linea gotica ferma da mesi a Borgo Tossignano, paese nella vallata del Santerno che da Imola porta all'appennino tosco-romagnolo fino a Passo Giogo. Dopo una fugace visita ai genitori con un permesso sulla parola di un'ora appena, riparte per la località Casa Uccellaia, frazione di Castel del Rio, dove comanda una batteria di artiglieria, ed infine partecipa ai combattimenti in località Fontanelice, sempre nella valle Santerno, poi a Sassoleone e San Clemente, località entrambi nella valle Idice che porta a Bologna, dove rimane fino al settembre 1944. Inviato in licenza straordinaria avendo ottenuto il permesso di iscriversi all'università di Bologna, con la conclusione della guerra nell'aprile 1945, quel permesso si trasforma in congedo.
Rientrato ad Imola, in divisa di ufficiale paracadutista, viene invitato ad entrare quale rappresentante dell'Esercito, nella segreteria del comitato di liberazione nazionale. Entra anche in politica nelle fila del partito comunista e nelle elezioni amministrative imolesi dell'aprile 1946 viene eletto consigliere comunale. Per questa sua scelta interrompe gli studi universitari, come egli ricorderà, - "per meglio servire ed essere vicino a tempo pieno ai problemi della città" -. Sempre nel 1946 può finalmente coronare il desiderio di sposare la fidanzata Luciana. Conosciuta nel 1943 durante il servizio in Sardegna questa attraente maestra elementare, originaria di Cagliari e sfollata con la famiglia proprio a Barùmini, tre anni dopo sono marito e moglie. Dal loro matrimonio nascono due figlie, Marica e Valeria.


In veste di Sindaco ad una delle numerose
manifestazioni alle quali presiede.
(2)

Nel giugno 1948 viene nominato assessore ai Lavori Pubblici e pochi mesi dopo, esattamente il 6 dicembre, con l'improvviso decesso del sindaco in carica, viene eletto fra gli assessori, sindaco di Imola. Sono anni di grandi problematiche e di lenta ricostruzione dopo i disastri della guerra. Il suo impegno civico, riconosciuto "al di sopra delle parti ed al solo scopo del fabbisogno collettivo e beneficio dei propri concittadini" supera anche le fazioni politiche, basti citare l'atteggiamento della minoranza democristiana che dopo un periodo di "autospensione" dalle sedute, rientra in consiglio comunale. I problemi sul tavolo del giovane Sindaco, ha 27 anni, sono molteplici ed il suo impegno è altrettanto oneroso. Si rende promotore e sarà la sua prima iniziativa, nel febbraio 1949 inaugura dei corsi scolastici serali gratuiti per il recupero della licenza elementare, per oltre 200 giovani. Affronta con seria determinazione il problema degli alloggi e la costruzione di case popolari e viene inaugurata la prima scuola elementare all'aperto. Nel novembre 1949 partono i lavori per la realizzazione dell'autodromo, inaugurato il 25 aprile 1953. Invita i propri concittadini alla solidarietà verso i più poveri e dal 1951 per diversi anni, circa 150 bambini delle zone agricole montane vengono ospitati per alcuni mesi presso famiglie imolesi. Partecipa personalmente alle riunioni sindacali fra le maestranze, gli industriali ed i proprietari terrieri, sul problema dell'occupazione e del giusto salario. Il 16 giugno 1951 al termine del primo mandato viene eletto sindaco con le elezioni amministrative (nel primo mandato dal dicembre 1948 al maggio 1951 era stato "eletto" fra gli assessori in sostituzione del sindaco in carica Anselmo Marabini, deceduto improvvisamente).


Con il Vescovo di Imola Benigno
Carrara al quale era legato da
profondo sincero rispetto. (2)

Continuando nel mandato sollecita i propri collaboratori a varare il piano regolatore per il ripristino di tutte quelle opere pubbliche andate distrutte con la guerra, ma anche studiare tutti gliinterventi per migliorare l'aspetto della città. Le strade, le piazze del centro e del circondario vengono asfaltate, potenziata l'illuminazione pubblica, acquistata e recuperata la Rocca dismessa da carcere, realizzata la palestra comunale, la Casa della madre del fanciullo, il campo sportivo, il palazzo dello sport. Molti lo ricordano come ogni domenica andasse in giro a controllare personalmente l'andamento dei cantieri. Il 18 giugno 1956 viene riconfermato sindaco, è il suo terzo mandato. L'impegno continua con particolare attenzione alle opere pubbliche quali, la realizzazione del servizio autobus, l'estensione del gas metano alle frazioni, lo sconto alle famiglie sulle bollette gas ed elettricità grazie alla brillante gestione dell'azienda municipalizzata, la massima priorità alle pratiche di rimborso ai cittadini per i danni di guerra, i lavori di ripristino e valorizzazione delle principali piazze, ed ancora l'asfaltatura delle strade di collegamento con il circondario ecc., per questo suo impegno viene soprannominato il "sindaco bigulò" vale a dire il "sindaco asfaltatore".
Il 28 novembre 1962 si dimette da sindaco in quanto la federazione del partito lo designa candidato alle elezioni sia per la Camera dei deputati che per il Senato. Nelle elezioni del 28 aprile 1963, eletto sia al Senato che alla Camera sceglie quest'ultima, ed entra come primo incarico quale segretario nell'ufficio di presidenza della Camera. Il 21 maggio 1968 viene rieletto alla Camera e ancora riconfermato nelle successive elezioni del maggio 1972.


Al centro fra due colleghi alla Camera dei Deputati. (2)

Nella sua attiva partecipazione alla vita parlamentare si distingue in particolare quale membro del "gruppo dei trenta" che lavora e prepara la riforma tributaria, è vice presidente della commissione Finanze, diventa con approfonditi studi valente tributarista, ed è impegnato nella lotta contro le evasioni fiscali. In più occasioni si fa promotore portando all'attenzione della Camera i problemi locali della "sua" città con richiesta di iniziative a sostegno dell'occupazione. Definito un attivo e cosciente rappresentante degli elettori, dei loro bisogni e problemi, un vero politico con un elevato e non comune senso del dovere. Alle elezioni del maggio 1976 decide di non accettare la candidatura a deputato giustificandosi: "Non mi sento più di corrispondere alle attese del partito e degli elettori continuando a svolgere un'attività parlamentare che si presenta sempre più intensa e pesante, al di sopra della mia reale resistenza fisica". Rientrato definitamente nella sua Imola, alla luce della sua esperienza del sistema finanziario e valente tributarista, accetta alcuni incarichi amministrativi; consigliere di amministrazione della Banca del Monte di Bologna e Ravenna, presidente dell'Azienda Municipalizzata Imolese, presidente del collegio sindacale dell'Artigianfidi, incarichi che mantiene fino al 1990 quando decide di andare "in congedo" e si ritira in modo discreto da tutti gli incarichi e dalla politica attiva.

 


Pur essendo ormai "in pensione" non disdegna
alcune apparizioni pubbliche. Qui, al centro, in visita
di cortesia ad un anziano e noto falegname imolese. (2)

Nella notte fra il 19 e 20 febbraio 1996 ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico, muore per una grave emorragia.

I principali giornali locali così titolano: NELLA NOTTE FRA LUNEDI E MARTEDI SI E' SPENTO VERALDO VESPIGNANI. FU SINDACO DI IMOLA E DEPUTATO DELLA REPUBBLICA. IMOLA PIANGE UNO DEI SUOI FIGLI MIGLIORI.
I funerali si svolgono, come da suo desiderio, in forma strettamente privata ed è sepolto nel cimitero del Piratello nella tomba di famiglia. La cittadinanza tutta rispetta le sue volontà.

Ma Imola anche non dimentica "uno dei suoi figli migliori". Fra le varie iniziative promosse per onorarne la memoria, il 19 febbraio 2002 gli viene intitolata la scuola statale dell'infanzia in Piazza Romagna che diventa così; Scuola Materna Statale "Veraldo Vespignani". La cerimonia di intitolazione della struttura, che ospita 75 bambini, viene presenziata dal sindaco Massimo Marchignoli, dal dirigente scolastico regionale Paolo Marcheselli, dal dirigente dell'Istituto con il personale e tutti i bimbi e dal vescovo Giuseppe Fabiani che impartisce la benedizione.

 


(1) Fotografia gentilmente concessa dalla figlia D.ssa Valeria che ringraziamo per la disponibilità nel mettere a disposizione notizie famigliari e personali che hanno reso possibile questa rinnovata e più accurata biografia, arricchita anche dagli inediti documenti fotografici riprodotti, dei quali conserva comunque la proprietà e il divieto di riproduzione.

(2) Fotografia gentilmente concessa dalla Sig.ra Patrizia Basilea, compagna di vita negli ultimi anni, che ringraziamo per la preziosa collaborazione con i personali ricordi, oltre ai documenti fotografici riprodotti, dei quali comunque conserva la proprietà e il divieto di riproduzione.