alpini del territorio bolognese romagnolo

Il Capitano medico Mario Zanotti, "l'inventore" di una cura anticongelamento

di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° settembre 2016


Sul giornale il Resto del Carlino dell'11 marzo 1941 compare una notizia dalla quale è emersa dal passato un'altra bella e prestigiosa figura di alpino, è il bolognese Capitano medico Mario Zanotti, che oggi ricollochiamo con orgoglio nella storia degli alpini bolognesi romagnoli.

 

Mario Zanotti nasce a Casalecchio di Reno (Bologna) il 19 marzo 1902 da Andrea e Nerina Canè. Qui svoilge la sua vita e gli studi che si concludono all'Università di Bologna dove il 4 luglio 1925 si lauera in Medicina e Chirurgia. L'anno successivo è chiamato a svolgere regolare servizio militare ed è inviato alla Scuola allievi ufficiali medici di Firenze. Al termine del corso con la promozione a Sottotenente medico svolge quindi servizio di prima nomina nel biennio 1926-27 presso l'8° Rgt. Alpini Btg. Tolmezzo. Congedato, rientra nella vita civile ed apre uno studio medico a Bologna.


1936-inaugurazione del Gruppo alpini di Casalecchio di Reno,
a destra Mario Zanotti, al centro il Col. Alvio della Bianca.

Nel 1928 si iscrive alla Sezione bolognese romagnola e dal 1932 al 1936 è consigliere della Sezione, ricopre anche la carica dal 1934 al 1943 di consigliere della commissione nazionale di gestione dei Rifugi Contrin dell’Associazione Nazionale Alpini come "ufficiale medico della Città del Contrin". A livello locale è sempre in prima fila nell'organizzare e presiedere, come consigliere di Sezione, manifestazioni, raduni e riunioni associative. Basti ricordare che in occasione dell'inaugurazione del Gruppo di Casalecchio di Reno, avvenuta il 20 maggio 1936, come madrina del Gagliardetto viene scelta la sorella Elda e fra le autorità miliari presenti che danno certamente prestigio alla cerimonia, vi è il suo ex Colonnello comandante del Btg. Tolmezzo. Da altri articoli ritrovati sul giornale associativo L'ALPINO, emerge che spesso viene inviato a rappresentare il Comandante (Presidente) di Sezione a nome del quale porta il saluto in occasione di "camerateschi raduni alpini". Altre cronache, sempre su L'ALPINO lo indicano presente come "ufficiale medico di servizio" ai raduni indetti dalla Sede Nazionale alla "città del Contrin".


da L'ALPINO del 1° febbraio 1932

 

Il 4 settembre 1938 si sposa con Lina Fortuzzi. Il matrimonio viene celebrato dal cappellano sezionale Tenente degli alpini Don Andrea Balestrazzi. Testimone dello sposo il Generale Alvio della Bianca, già suo Colonello comandante del Btg. alpini Tolmezzo. L'anno successivo nasce la primogenita Angela e nel 1941 Fiorenza. Professionalmente in questi anni svolge la professione di medico nel suo studio ed inoltre nonostante la giovane età è già Comprimario dell'Ospedale Maggiore di Bologna.

Con l'imminente entrata in guerra dell'Italia, che apre ufficialmente le ostilità il 10 giugno 1940 sul fronte occidentale, viene richiamato con il grado di Capitano ed è inviato sul fronte francese, ma non sono riuscito a reperire notizie certe con quale reparto alpino. Al termine delle operazioni, il 25 giugno con la firma dell'armistizio, rimane con il proprio reparto a svolgere servizio di presidio nei territori occupati delle Alpi Marittime, ma nel novembre deve essere sgomberato per un live principio di congelamento ed è ricoverato nell'ospedale militare di Rimini. Qui, come paziente, ma soprattutto come medico, avendo vissuto in prima persona il problema, ma anche come medico assistito a numerosi casi di suoi alpini, si mette al lavoro per studiare una possibile cura contro i congelamenti agli arti. A conferma dei suoi studi e risultati, nell'edizione dell'11 marzo 1941 del giornale il Resto del Carlino, compare un'articolo dal titolo e qui sotto riprodotto il testo :
Scoperta di un medico bolognese per la cura dei congelamenti
.





con la penna bianca di Maggiore
ed il pizzetto bianco, Mario Zanotti
ad una edizione (1977) del Trofeo
Alto Appenino, in compagnia del
Presidente Vittorio Trentini.

Dall'articolo si comprende l'importanza dei suoi studi e della cura, che salveranno mani e piedi di tantissimi soldati italiani nelle campagne sul fronte greco-albanese e quello ben più tragico dell'inverno 1942-43 in Russia. Sicuramente molti alpini, anche bolognesi romagnoli, senza magari esserne al corrente, devono in molti casi la salvezza di mani e piedi alla "scoperta" di un medico bolognese.


Ristabilito nel fisico, ma soprattutto nel morale per l'improvvisa notorietà, nel novembre 1941 viene nuovamente inviato di presidio in territorio francese in un paesino vicino a Cannes. Qui si rende protagonista di un episodio che merita essere ricordato. Requisita per ordini superiori una lussuosa villa trasformata in Comando di zona, chiama l'amministratore e pretende che svolga un regolare inventario dei beni conservati nella villa. Con gli avvenimenti legati all'8 settembre 1943, lascia liberi i suoi alpini subalterni e prima di lasciare incustodita la villa chiama l'amministratore per la riconsegna. Dall'inventario non manca nemmeno un cucchiaio o un bicchiere. I ricchi proprietari, colpiti da tanta onestà, sprimono il desiderio di offrire al giovane Capitano uno dei mobili. Scelto un piccolo grazioso scrittoio, rifiuta l'offerta che trasforma però in regolare acquisto. Il bel mobile giunto fortunosamente e intatto a Bologna è ancora oggi conservato dai figli.


Adunata Naz. di Roma 1968, a sinistra Mario Zanotti
sfila con i reduci alpini bolognesi romagnoli.

Rientrato a casa, ritorna a Rimini dove questa volta, non come ammalato, ma come sfollato e medico ricercatore presso lo stesso ospedale dove rimane fino al 1946. Qui nuovamente riprende le ricerche e gli studi, questa volta mirati ad una cura per le artriti. Queste due terapie vengono riconosciute ufficialmente dalla scienza medica e praticate per molti anni. Conclusi questi studi, conseguita la libera docenza in medicina legale, rientra Bologna ed apre un nuovo studio medico in via d'Azeglio. Nel 1947 nasce il terzogenito Marco, oggi noto avvocato del foro bolognese.

Riprende il suo posto in Sezione ed è fra i più attivi e presenti, pur disdegnando, per lasciare posto ai giovani, proposte di incarichi direttivi. Non manca mai alle Adunate Nazionali ed alle attività sezionali finchè le forze e l'età glielo consentono. Personalmente lo ricordo, ed anche fotografato ad esempio, al Corno alle Scale in occasione del Trofeo Alto Appennino, gara di sci alpinismo organizzata dalla Sezione.
Muore a Bologna il 24 giugno 1993 ed è sepolto nella tomba di famiglia a Casalecchio di Reno.



Trascriviamo integralmente l'articolo pubblicato su il Resto del Carlino:


Un giovane e valoroso medico bolognese, il dott. Mario Zanotti, Comprimario dell'Ospedale Maggiore di Bologna, ha fatto, a quanto apprendiamo, una scoperta che segna un passo decisivo nella cura dei casi di congelamento.
Il fenomeno del congelamento di arti umani è stato in tutti i tempi uno dei più gravi flagelli che abbiano mai colpito gli eserciti in campagna in condizioni climatiche e stagionali sfavorevoli. Senofonte ce ne dà notizia nella sua Anabasi; e anche Annibale, durante la sua memorabile traversata delle Alpi, vide cadere i suoi soldati, perchè colpiti da congelamento agli arti. Nel medio Evo gli eserciti dei popoli nordici così frequentemente in guerra fra loro, ebbero sempre a lottare contro questo nemico insidioso e inafferrabile. Nella storia più recente ricordiamo che i casi di congelamento fra i soldati di Napoleone furono numerosissimi durante la disastrosa campagna di Russia. Anche nell'ultima Guerra Europea, nonostante le molte previdenze adottate, gli eserciti in lotta ebbero a soffrire numerose perdite per il congelamento. E l'attuale conflitto ha fatto nuovamente sentire tutta la gravità di questo flagello.
I risultati finora ottenuti in vari casi applicando il metodo di cura ideato dal dott. Zanotti - il quale si trova attualmente in un ospedale romagnolo - hanno veramente del miracoloso: sono in ogni caso sorprendenti. La cura consiste nella iniezione di un preparato a base di proteine che provoca sul paziente una forte scossa febbrile, la quale favorisce una ripresa circolatoria nelle parti colpite da congelamento. Gli effetti benefici delle iniezioni si verificano entro un lasso di tempo abbastanza breve. Anzitutto cessano gli atroci dolori che inevitabilmente tormentano i congelati. Questo primo effetto da la possibiltà al paziente di dormire o riposare tranquillamente, e in tal modo si verifica un sensibile miglioramento in tutto lo stato generale dell'ammalato. In un periodo di tempo talvolta limitato a poche ore, nei congelati più leggeri si verifica la ripresa circolatoria nelle parti ammalate, il cui colore cutaneo ritorna perfettamente normale. Si sono verificati casi non infrequenti in cui persone colpite da congelamento agli arti inferiori il giorno dopo l'iniezione potevano reggersi in piedi e perfino camminare. Anche nei casi di congelamento più gravi la cura da notevolissimi risultati; infatti l'iniezione provoca l'arresto quasi immediato del processo di necrosi, segnando una netta linea di demarcazione fra la parte sana dell'arto e quella ormai irrimediabilmente morta.
Non è chi non vede l'enorme importanza di questa nuova conquista della scienza, e i vantaggi che essa potrà arrecare nel campo morale, sociale, economico e militare sono troppo evidenti perchè sia necessario illustrarli. La cosa è tanto più degna di rilievo se si considera che medici di tutto il mondo e di tutte le età si sono affaticati per trovare un sistema di cura veramente efficace. Purtroppo, però, fino ad oggi, i risultati pratici ottenuti erano molto modesti. Infatti, una sicura terapia per guarire i casi meno gravi e per arrestare il processo di necrosi in quelli più gravi non si era ancora trovata. Vari tentativi vennero fatti e solo recentemente applicazioni di raggi ed altre cure han fatto intrevvedere qualche possibilità. A quanto ci consta, il metodo del dott. Zanotti è di facile e pratica attuazione e potrà quindi essere applicato su larga scala da qualunque medico in qualsiasi luogo e circostanza. Naturalmente, se tale terapia verrà usata immediatamente, o dopo breve tempo dal verificarsi del fenomeno di congelamento, i risultati saranno anche più rapidi e decisivi. Aggiungiamo che il nuovo metodo, indubbiamente suscettibile di maggiori studi e perfezionamenti, potrà aprire nuovi orizzonti per la cura di altre malattie determinate da disturbi circolatori.
La scoperta del dott. Zanotti rappresenta insomma una nuova conquista della grande tradizione medica italiana, sempre all'avanguardia nell'eterna lotta della scienza contro i morbi che affliggono l'umanità.