albo d’oro degli alpini bolognesi romagnoli

8 settembre 1943-25 aprile 1945 : "gli alpini e artiglieri da montagna CADUTI su fronti opposti"

il romagnolo artigliere da montagna Aldo Celli
di Giuseppe Martelli

pubblicato il 1° giugno 2022

Rileggendo e catalogando gli oltre ormai raggiunti 9.000 ruoli matricolari ritrovati nelle continue ricerche dedicate al nostro territorio, sono stato particolarmente colpito dalla figura di Aldo Celli combattente e reduce della Grande Guerra, poi per scelta, impegnato nella lotta antifascista fino al sacrificio della vita, del quale desidero proporre la figura rinnovandone il ricordo “per non dimenticare”.

 

Aldo Celli nasce il l'8 febbraio 1888 a Faenza, Ravenna, dove svolge la professione di calzolaio.


il ruolo matricolare ritrovato nel corso delle ricerche

Chiamato alle armi il 7 novembre 1908 viene assegnato al Reggimento Artiglieria da Montagna Brigata Onelia, che poi diventa 1° Rgt. Art. da Montagna in Torino e viene congedato per fine ferma l'8 novembre 1910.

Richiamato alle armi il 26 settembre 1911 con Regio Decreto di mobilitazione per l'invio di truppe sul fronte della Tripolitania, viene dispensato avendo già un fratello sotto le armi.

Dal 1° gennaio 1913 passa in forza in caso di richiamo alle armi al Deposito del 2° Rgt. Art. da Montagna Gruppo "Belluno" ed il 4 gennaio 1915 viene richiamato alle armi per istruzione ma dal 3° Rgt. Art. da Montagna presso il centro di mobilitazione di Como ed il 24 gennaio è rinviato in congedo.

Richiamato alle armi per mobilitazione generale il 9 maggio 1915, l'Italia entra in guerra dal 24 maggio, viene assegnato al 3° Rgt. Art. da Montagna Gruppo "Como". Il 29 maggio 1917 transita alla 89ª batteria del 27° Gruppo Art. da Montagna di nuova formazione sempre dipendente dal 3° Rgt. Art. da Montagna.

Con l'armistizio del 4 novembre 1918 viene trattenuto alle armi e dal 5 dicembre 1918 è ricoverato per malattia all'ospedale militare di Como dal quale viene dimesso il 28 gennaio 1919 e rientra al Deposito del 3° Rgt. Art. da Montagna. Il 26 giugno 1919 viene mandato in congedo illimitato.

Il 12 ottobre 1922 viene ammesso impiegato ferroviario nelle ferrovie dello stato.

Il 6 dicembre 1924 viene "licenziato" e gli viene revocato il diritto alla dispensa dal servizio militare previsto per gli impiegati ferroviari e schedato nel Casellario Politico Centrale come comunista.

Considerato pericoloso per il regime, dal 1932 al 1943 viene tenuto al confino di polizia e recupera la libertà solo dopo il 25 luglio 1943 con la caduta del regime fascista.

Dopo l'8 settembre 1943 entra nella formazione partigiana armata del faentino conosciuta come "banda del Samoggia" che si costituisce nell'alta Val Samoggia, poi in seguito definita "Banda Corbari" con comandante Silvio Corbari e partecipa all'attività del gruppo nella zona di Modigliana, Marradi, Rocca San Casciano. Dal 4 gennaio partecipa all'occupazione di Tredozio, che si conclude tragicamente il 20 gennaio 1944 con la sua cattura e di altri 19 partigiani (ma non di Corbari) a Ca' Morelli, tutti detenuti prima presso il comando tedesco di Castrocaro, poi trasferiti a Bologna ed incarcerati a San Giovanni in Monte, dove entrano il 21 gennaio 1944 a disposizione del «comando tedesco SS».

A seguito di vari "interrogatori", il 24 gennaio compare nel registro dei detenuti l'annotazione alla matricola 9227 (Celli Aldo) : «Non rientrato dall’interrogatorio. Ferita da taglio alla testa prodottasi nel cadere colpito da malore» e viene trasferito detenuto, ma non specificato, o in ospedale o nelle celle dell'Aussenkommando di via Santa Chiara 6/3, per essere interrogato dalla Gestapo.

Il 10 febbraio viene portato di nuovo nel carcere a San Giovanni in Monte, per restarvi fino all'8 marzo 1944, data in cui è inviato al carcere di Castelfranco Emilia. A seguito di un bombardamento di un'ala del carcere, il 16 marzo 1944 viene trasferito a Verona per essere giudicato dal tribunale militare tedesco, che lo condanna a morte insieme agli altri 19 partigiani catturati a Tredozio.

La sentenza viene eseguita al forte di San Leonardo il 5 aprile 1944. Dell'esecuzione ne viene data comunicazione solo il 12 maggio 1944 attraverso il quotidiano “L’Avvenire d’Italia” che pubblica l'elenco dei nomi dei partigiani "giustiziati".

Riconosciuto partigiano dall'8 settembre 1943 al 5 aprile 1944, è equiparato a tutti gli effetti per il servizio partigiano ai militari volontari che hanno operato in unità regolari delle Forze Armate nella lotta di Liberazione.

A lui viene intitolata una strada a Viserba di Rimini.