archivio Giuseppe Martelli
dedicato agli alpini in armi e in congedo

Rifugi e Bivacchi di montagna intitolati agli alpini

 

Rifugio fratelli Filzi


da sinistra : Mario, Fabio, Fausto

Questo Rifugio intitolato alla memoria dei fratelli Filzi è situato sul Monte Finonchio nel comune di Rovereto (Trento) a quota 1603 metri ed è sempre stato molto frequentato dai roveretani. La sua sommità ampia e coperta da prati è un interessante punto panoramico. Già prima della grande guerra i roveretani avevano scoperto le località di Serrada e Folgaria scegliendole come luoghi per i loro soggiorni; il Monte Finonchio diventò subito la meta preferita per le passeggiate e questa tendenza proseguì anche nel primo dopoguerra, allorché l'escursionismo si sviluppò indistintamente tra tutte le classi sociali. E quando cominciarono a prendere piede le discipline invernali quei prati dolci e ampi attirarono subito l'interesse dei pionieri del nuovo sport. Di un Rifugio sulla cima del Finonchio si incominciò a parlare nel 1912. Eugenio Braga, creò un comitato; furono gettate le fondamenta, ma lo scoppio della guerra fermò i lavori. Il progetto fu ripreso dalla Sezione S.A.T. (Società Alpinisti Trentini) di Rovereto nel dopoguerra che ne affidò la stesura all'arch. Pietro Marzani. Si costituì un comitato che deliberò di dedicare il nuovo Rifugio ai fratelli Fabio e Fausto Filzi, caduti nel corso del primo conflitto mondiale. Il Rifugio venne inaugurato nel 1930. La seconda guerra mondiale non risparmiò la struttura del rifugio, presa di mira da soldati e vandali che lasciarono solo un cumulo di pietre. Nessuno ebbe dubbi sulla sua ricostruzione ma si dovette attendere però una decina di anni fino al 1956. Il "nuovo" Rifugio Filzi venne inaugurato nel 1957 su progetto dell'arch Pietro Marzani; presentava caratteristiche costruttive ed estetiche singolari rispetto a quelle solitamente impiegate nei rifugi: di forma rettangolare si distingue per la linea del tetto, a volta semicilindrica. Il Rifugio è di proprietà della S.A.T. - C.A.I., Sezione di Rovereto.

 

 


Fabio Filzi
Per le notizie biografiche della Medaglia d'Oro al valor militare Filzi Fabio, già presenti nel sito, vai alla pagina : m.o. Filzi


Fausto Filzi - Capodistria 1 luglio 1891 - Monte Zebio 8 giugno 1917
Fausto Filzi nasce a Capodistria, ove insegnava il padre Giovan Battista. La famiglia si trasferisce l'anno seguente a Rovereto. Qui Fausto compie gli studi ginnasiali, partecipando anche a moti contro i pangermanisti (1907), ma nel 1908 passa al Ginnasio di Capodistria. Non termina gli studi, e dal settembre 1910 al febbraio 1911 trova impiego presso la Società Anonima Internazionale di Trasporti f.lli Gondrand di Ala; passa quindi a Hussowitz, in Moravia, presso una ditta di colori, presso la quale rimane per più di un anno, sino al luglio 1912. Tornato a Rovereto, è condannato per aver schiaffeggiato un gendarme. Trova impiego quindi a Barcs, in Ungheria, dall'ottobre 1912 al marzo 1913: dopo un duello con un ufficiale austriaco, è costretto ad allontanarsi. Passato a Brno e a Vienna, il 9 dicembre 1913 si imbarca per l'Argentina, dove vive stentatamente, per trovare infine impiego presso la Ditta Facchinetti, a Buenos Aires. Dopo la notizia dell'uccisione del fratello Fabio, nel settembre 1916 rientra in Italia, e il 21 ottobre è arruolato nel 9° Artiglieria da fortezza, Comando di Verona, assumendo il nome (come d'uso fra gli italiani "irredenti") di Momi Gerolamo Spolaore, un amico riformato. A inizio dicembre entra all'Accademia militare di Torino come allievo ufficiale, rimanendovi sino al 15 gennaio 1917. A febbraio è nominato sottotenente, e passa a Susegana per un corso bombardieri, terminato a marzo. Il 23 aprile 1917, su sua richiesta, lascia la Scuola bombardieri e raggiunge la 20ª batteria bombarde sul Monte Zebio. Muore colpito da una granata in combattimento l'8 giugno 1917.

(per dovere di cronaca ritengo giusto ricordare anche l'altro fratello Mario)
Mario Filzi - Pisino d'Istria 29 luglio 1883 - Pola 27 marzo 1921
Mario Filzi nasce a Pisino d'Istria, ove il padre Giovan Battista insegnava. Nel 1890 passa con la famiglia a Capodistria, e nel 1892 a Rovereto. Dopo gli studi ginnasiali a Rovereto, terminati nel luglio 1901, ed il servizio militare prestato a Salisburgo, si iscrive, il 14 ottobre 1902, all'Università di Vienna, Facoltà di filosofia, ove segue le lezioni di filologia moderna. Studia quindi all'Istituto di studi superiori di Firenze (1903-1904), quindi ancora a Vienna. Membro della Società Dante Alighieri, nel 1904 partecipa ad Innsbruck alle manifestazioni per l'università italiana: arrestato, è incarcerato per due settimane. Si laurea in filosofia a il 19 giugno 1906, quindi nel 1907 segue dei corsi presso l'Université de France di Parigi, e il 28 ottobre consegue a Vienna l'abilitazione all'insegnamento della lingua e letteratura italiana e francese nelle medie superiori. Quindi insegna alle scuole reali di Bolzano (1907-1908), Kufstein (1908-1909 e 1909-1910), e infine a Pola (dal 1910-1911). Pubblica diversi lavori scientifici, soprattutto sugli annuari delle scuole ove insegna, ossia il "Programm der k.k. Staatsrealschule in Kufstein" ("Namensysteme in Italien" nel 1909) e lo "Jahresbericht der k.k. Staatsrealschule in Pola" ("Sprachproben aus dem Unterinntal und den Seitentälern" nel 1911 e 1912, "Ein tosco-venetianisches Legendenbuch" nel 1912, "Altroveretanische Novellen" nel 1913, "Beitrag zu einem Unterländischen Idiotikon" nel 1913 e 1914), ma anche nelle riviste trentine "Archivio Trentino" ("Il dialetto cimbrico di Terragnolo" nel 1909) e "Tridentum" ("Il 'Catalogus' del Bartolomei" nel 1912), fino al suo lavoro più corposo, la prima parte del "Contributo alla sintassi dei dialetti italiani", pubblicata a Roma in "Studj romanzi" nel 1914. Sposa a Pola Gemma Demori, da cui nasce nel 1913 la figlia Licia. Arruolato allo scoppio della guerra nel 5° Reggimento Landwehr, è mandato a Pisino, a Gorizia, a Pola e, nel marzo 1915, a Graz, presso la cancelleria dell'ospedale di Feldhof, ove rimane fino a settembre. Arrestato e processato per alto tradimento, in conseguenza della sua giovanile militanza nella "Dante Alighieri", dopo 5 mesi di carcere è liberato per insufficienza di prove, e internato a Göllersdorf, dove tiene anche corsi liberi di francese e inglese per i deportati italiani. Nell'aprile 1917 è richiamato alle armi, ma come "politicamente sospetto" è mandato in prima linea: si rende quindi inabile con la somministrazione di veleni e medicine, che lo mineranno nel fisico, causandogli tra l'altro una paralisi all'occhio sinistro. Passa così da Radkersburg (Stiria) a Trecsén (Ungheria), da Gröbning a Graz. Torna a Pola nel novembre 1918, dove fonda l'università popolare, oltre ad insegnare presso l'Istituto tecnico. Nel frattempo lavora alla seconda parte della "Sintassi dei dialetti italiani" (che non vedrà però la luce). Nel 1920 si iscrive al fascio di Pola. Muore, per le conseguenze dell'autolesionismo praticato durante il conflitto, il 27 marzo 1921.